Per la prima volta da quando è stato costruito, a Genova il nuovo ponte nato sulle macerie del Morandi ha aperto le porte della sua "chiglia". Viaggio nella pancia del ponte disegnato dall’archistar Renzo Piano, 1.067 metri di impalcato ad alta tecnologia dove – raccontano gli uomini che lavorano dentro e fuori il San Giorgio – "ogni cosa è studiata per farne insieme una grande infrastruttura e un monumento alla memoria". Dall’illuminazione agli impianti interni anti corrosione, dal lungo camminamento che corre dentro il corpo metallico due metri sotto l’asfalto ai robot che permettono al centro di controllo informatico di monitorare 24 ore su 24 ogni minimo movimento dell’opera, persino pulire vetri e pannelli solari. "La miglior risposta – dice Ferdinando Cannella, responsabile del laboratorio di robotica industriale di Iit, una delle tante anime che stanno dietro alla cura del ponte – a chi ci chiede non succeda mai più una tragedia come quella del Morandi". di Matteo Macor
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