Milano, 24 giu. (askanews) – "Verde, anzi verdissimo". È un’espressione, quasi una battuta, che in modo efficace attira l’attenzione critica un verso un atteggiamento "esasperatamente green", o talmente infarcito di aggettivi "sostenibili" da rivelarsi falso, ovvero, da concretizzarsi come greenwhashing.
"Verde; anzi verdissimo" è quindi anche il titolo del recente saggio di Rossella Sobrero – tra le prime esperte in Italia ad approfondire il legame tra comunicazione e sostenibilità – che vuole sollecitare attenzione e allerta contro i danni provocati, appunto, dal greenwashing. "Il libro nasce dall’esigenza di dare un contributo di riflessione per i comunicatori, per le imprese, e anche per gli studenti – racconta Sobrero, presidente di Koinètica e di Ferpi la Federazione Relazioni Pubbliche Italiana; docente di "Comunicazione pubblica e sociale" all’Università degli Studi di Milano e di "Marketing non convenzionale" all’Università Cattolica di Milano; membro del Consiglio Direttivo di Sustainability Makers. Dal 2005 organizza, inoltre, il Salone della CSR e dell’innovazione sociale – E’ molto importate che chi studia comunicazione si attrezzi nel modo giusto per evitare di cadere in affermazioni eccessive o non corrette. Nasce quindi come strumento il più possibile operativo".
Il volume, edito da Egea, analizza cosi dati, buone pratiche, e numerosi strumenti utili per conoscere e evitare i rischi di una pratica di greewashing lungo tutta la filiera di creazione del valore di una organizzazione. E offre non pochi spunti di riflessione anche sulle diverse forme che il fenomeno potrebbe assumere. "Noi continuiamo a utilizzare prevalentemente la parola ‘greenwashing’, che sappiamo nasce riguardo le tematiche ambientali, ma oggi si parla molto anche di ‘socialwashing’, di ‘pinkwashing’, di ‘raimbowashing’. Vanno dunque presi in considerazione tutti i tipi di ‘washing’ che raccontano ‘di più’ del vero impegno messo in pratica dall’organizzazione – prosegue Sobrero, svelando lo sviluppo del testo – Ho voluto poi inserire anche alcune storie, raccontando alcuni casi già giudicati, negativamente, da diverse autorità. Una carrellata di esempi fatti per imparare dagli errori. E poi il libro si arricchisce nella parte finale di 20 interviste, che ho definito imperdibili, a persone che lavorano in ambiti diversi: portano ciascuno la propria visione sul greenwashing, ma anche consigli e proposte per evitarlo".
Ambiente, inclusione, sostenibilità, appunto: anche in Italia aziende e istituzioni sembrano non parlare d’altro, ma quanto è alto il rischio che queste parole, che questi valori, perdano di significato? Ci sono ovviamente dei rischi di greenwashing anche nel nostro Paese – commenta infine Sobrero – però i consumatori in generale sono molto attenti. Credo che per le aziende non sia conveniente questa pratica perché: nuoce gravemente alla salute e alla credibilità dell’organizzazione stessa".
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