Venezia, città felice di migranti tra arte, comunità e Bollywood

di solobuonumore

Venezia, città felice di migranti tra arte, comunità e Bollywood

Venezia, 3 mag. (askanews) – Un viaggio dall’Oriente a Venezia, una lettera a Marco Polo per raccontare una storia di migrazione, che diventa molte storie, che a loro volta vanno a comporre una grande installazione nei giardini della Biennale. Nell’ambito del progetto Faces 2022, Swatch ha portato in Laguna un lavoro monumentale dell’artista thailandese Navin Rawanchaikul: "The Description of the World". Grande affresco dal gusto bollywoodiano sulle storie che lui stesso ha incontrato arrivando a Venezia e conoscendo le persone, migranti e locali che oggi vivono la città.

"Siamo in un mondo veramente di grande energia – ha detto ad askanews Carlo Giordanetti, Ceo dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai -. E poi c’è nel suo lavoro una ricerca bellissima sul significato che le persone danno alla propria esperienza. E quindi questo lavoro su Venezia come città di migranti racconta come, da un’esperienza anche traumatica, la città è riuscita a offrire a tante comunità diverse la possibilità di trovare la loro nuova casa, il loro nuovo successo. Come per esempio la storia di questi ragazzi che sono diventati proprietari di una catena di ristoranti e hanno introdotto a Venezia la cultura del cibo esotico, che non la aveva ancora".

La sensazione che si prova, guardando l’opera, è proprio quella di una storia felice, complessa, ma felice. Che mette al centro le persone, che poi sono realmente salite sul palco per l’inaugurazione. "Venire a Venezia, specialmente alla Biennale – ci ha spiegato l’artista – significa venire al centro del mondo dell’arte. E quello che voglio vedere è come l’arte può mettere in connessione le persone, quelle che arrivano qui, che guardano l’opera e possono pensare alle loro storie e alle loro comunità".

"E’ veramente un viaggio – ha aggiunto Giordanetti – in fondo dentro Venezia in qualche modo. Ma Venezia come metafora del mondo".

Una metafora che, è inevitabile pensarlo essendo alla Biennale d’arte, riguarda anche il modo nel quale le opere possono avere influenza reale sulla vita della gente. "Come artista – ha concluso Navin – io cerco di ampliare le possibilità, per raggiungere un pubblico più vasto. Perché soprattutto in questo momento particolare io credo che abbiamo davvero bisogno di entrare in contatto gli uni con gli altri".

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