VARIANTE SUDAFRICANA – Si tratta della versione ‘501.V2’ di Sars-CoV-2, individuata i primi di ottobre. Sembra abbia iniziato a diffondersi molto rapidamente in Sudafrica.
A metà novembre, ‘501.V2’ rappresentava il 90% dei genomi sequenziati dagli scienziati sudafricani. I dati genomici ed epidemiologici suggeriscono che, come per la variante inglese, anche questa sudafricana sia più contagiosa ma non più pericolosa.
Nel complesso la variante conta 21 mutazioni, nove delle quali concentrate nella spike. Ma anche in questo caso gli scienziati concordano che dai dati al momento disponibili i vaccini anti-Covid sono efficaci.
VARIANTE BRASILIANA – È la variante B.1.1.28 riscontrata più recentemente in un caso di reinfezione: un’infermiera 45enne si è nuovamente ammalata con questa nuova variante cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione causata da un ceppo più vecchio.
Questa variante contiene mutazioni più rilevanti: una, in particolare, cambierebbe la forma della proteina spike all’esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile al sistema immunitario rendendo più difficile il compito degli anticorpI.
Sulla base delle considerazioni scientifiche attualmente disponibili, le varianti identificate finora dovrebbero essere comunque sensibili ai vaccini già sviluppati e in corso di impiego”