Roma, 10 nov. (askanews) – "Credo che somministrare la terza dose anche alla fascia di età che va dai 40 ai 60 anni sia una scelta corretta e assolutamente condivisibile. Sappiamo infatti che nel tempo per le caratteristiche sia del virus sia dei vaccini c’è una progressiva riduzione dell’immunità. Questo non vuol dire che la vaccinazione diventi inefficace ma potrebbe ridurre la capacità di contrastare l’infezione". È il commento rilasciato ad askanews del prof. Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, riguardo all’estensione della somministrazione della terza dose agli over 40.
"Per questo, in maniera cautelativa, è importante – procedendo per gradi come fatto finora in Italia – proteggere di volta in volta le fasce di età, partendo dalle più avanzate e dai soggetti fragili. Non sappiamo – aggiunge – quale sia il livello di protezione anche perché oltre alla risposta anticorpale esiste una immunità cellulare legata a cellule della memoria che hanno una vita molto lunga. In ogni caso la somministrazione della terza dose a questa fascia permette sicuramente l’ampliamento della protezione, mentre se guardiamo i dati di Israele che ha provveduto a vaccinare l’intera popolazione non si è osservato lo stesso vantaggio della terza dose nella fascia di età che va dai 16 ai 39 anni. Ben venga invece la somministrazione della terza dose dai 40 anni in su", conclude Cauda.
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