Roma, 25 giu. (askanews) – Proteste in decine di città degli Stati Uniti e forte insoddisfazione della Casa Bianca dopo che una sentenza della Corte Suprema ha rimosso il diritto costituzionale all’aborto, con conseguenze immediate in 13 stati che lo hanno già messo al bando. Si ritiene che almeno 26 stati lo vieteranno del tutto.
Da New York a Boston, da Miami a Washington DC, migliaia di persone sono scese in piazza con cartelli con scritto "Our Body Our Choice". Donne per lo più, ma anche molti uomini. Secondo l’organizzazione sanitaria pro- aborto Planned Parenthood, la sentenza dovrebbe significare che circa 36 milioni di donne in età riproduttiva perderanno l’accesso all’aborto nei loro stati.
Il presidente Usa Joe Biden ha descritto la sentenza come "un tragico errore". E la vicepresidente Kamala Harris ha ricordato: "Questa è una crisi sanitaria, milioni di donne in America andranno a letto stanotte senza avere accesso all’assistenza sanitaria e riproduttiva che hanno avuto questa mattina. Senza avere accesso alla stessa assistenza sanitaria o riproduttiva che le loro madri e nonne hanno avuto per 50 anni" ha ricordato.
Tanti i leader mondiali, da Boris Johnson a Emmanuel Macron, che si sono detti scioccati da una sentenza che segna un grave passo indietro. Una "decisione orribile" per il primo ministro canadese Justin Trudeau. Ma si teme che altri paesi possano seguire questa strada. E pensare che nel ’73, due anni prima della Francia, con la sentenza Roe vs Wade gli Stati Uniti furono uno dei primi paesi a legalizzare l’aborto.
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