All’ateneo di Reggio Emilia e Modena è attiva dal 2015 Università21, la prima associazione in Italia che permette a portatori di disabilità cognitivo-comportamentali di vivere appieno il mondo accademico. L’idea è stata di Loretta Melli, madre di Jacopo, un giovane con sindrome di Down che dopo aver frequentato un corso parallelo in ateneo ha posto le basi per un progetto unico, in grado di abbattere ogni barriera per favorire i sogni nel cassetto di tanti ragazzi e ragazze. Fra di loro ci sono anche Chiara, che sogna di lavorare con gli animali, Stefano, aspirante giornalista, Rita, alle prese con una tesina sui minori non accompagnati, e tanti altri giovani che, affiancati da un team di educatori, hanno modo di seguire le lezioni in aula, studiare insieme e sostenere gli esami, con tanto di prova finale. Non si tratta di una laurea vera e propria, ma di un attestato che certamente vale molto di più. Perché con questa esperienza i risultati sulla crescita personale e sulla maturità verso una sempre maggiore vita indipendente (frutto anche di altri progetti individuali di ognuno di loro) si vedono eccome. Lo conferma pure lo stesso Jacopo: “La mia esperienza mi ha dato tante cose belle e dei compagni meravigliosi, che mi hanno dato sicurezza nei momenti difficili. Per me fanno parte sempre della mia vita, sono stati una cosa speciale”. Fra chi fino a qualche anno fa ha condiviso con Jacopo i banchi nelle aule dell’ateneo reggiano, c’è anche Silvia Comodi, diventata oggi coordinatrice didattica di un progetto unico nel suo genere, in convenzione col comune. “L’obiettivo -sottolinea- è far sì che l’ambiente universitario sia per loro uno spazio di inclusione”.
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