Ogni 8 del mese piazza Santissima Annunziata a Firenze diventa un luogo di ritrovo per commemorare le vittime di femminicidio davanti a un’installazione spontanea in cui vengono appesi ai lucchetti i fazzoletti rosa, pañuelos, con i nomi delle donne e delle persone transgender uccise. Ieri sera quello che l’associazione “Non Una Di Meno Firenze” considera un “rito di cura e sorellanza” si è svolto con ancora più rabbia visti gli atti vandalici compiuti martedì scorso sull’opera.
Un centinaio di persone ha preso parte al presidio per rimettere al loro posto, a uno a uno, tutti i pañuelos che erano stati strappati ai loro lucchetti. “Da gennaio 2021 sono stati messi 360 lucchetti con pañuelos. Quelli che mancano, anche a causa delle intemperie ma soprattutto perché sono stati tagliati intenzionalmente con delle forbici, sono 184. L’atto di vandalismo in sé è stato veramente vigliacco e vergognoso”, ha riferito Maria Grazia Giaume di “Non Una Di Meno”. Anche la targa descrittiva dell’opera, che era stata imbrattata di vernice, è stata sostituita con una nuova intitolata allo stesso modo: “Ci vogliamo vive!”.
In una lenta processione, quasi cerimoniale, ciascuna delle persone radunate in fila ha raccolto uno dei fazzoletti appoggiati in terra, l’ha avvolto al lucchetto rimasto vuoto e ha fatto un nodo stretto per conservare la memoria di quelle morti.
Nel frattempo, il coro “Ribelli in cor” intonava il brano intitolato “Canzone contro la paura”, cantando ad alta voce un lungo elenco di nomi di donne uccise. Nomi che non conosciamo, ma che per la loro storia drammatica arrivano dritti al cuore. Il canto è risultato ancora più dolente dalla presenza nel coro di una giovane donna con una neonata in braccio attaccata al seno. Evoca il pensiero di altre donne che magari erano madri o avrebbero potuto esserlo.
Il raduno è stato anche l’occasione per ricordare gli ultimi femminicidi avvenuti in Italia, tra cui quello della ventiduenne Aureliane Nathalie Laisne, accoltellata a morte in Valle d’Aosta.
Secondo l’associazione femminista, non sarebbe un caso che l’opera fiorentina sia stata danneggiata pochi giorni dopo l’approvazione in Parlamento del decreto Pnrr che dà il via libera all’ingresso dei gruppi pro-vita nei consultori nazionali. Sarebbe anche questo un tentativo di attaccare la libertà delle donne. Per “Non Una Di Meno”, la ricostruzione dell’opera rappresenta “un atto di cura e di rabbia che riguarda tutta la città, perché non basta l’indignazione di un singolo momento ma serve una rabbia quotidiana verso la violenza maschile contro le donne”.
Alla fine del flash mob un leggero soffio di vento ha fatto ondeggiare le bandierine. Si sono mosse tutte.
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