Quanti di voi tra ieri e oggi sono andati al supermercato e hanno visto questo adesivo? Se ancora non lo avete visto, lo vedrete nei prossimi giorni. E’ il bollino del carrello tricolore che indica su quel prodotto è applicato uno sconto.
Questi bollini sono il risultato del patto anti-inflazione, un accordo entrato in vigore il 1° ottobre tra il governo e oltre 32 associazioni della produzione e della distribuzione. L’obiettivo è garantire, fino a fine anno, beni di prima necessità a prezzi ribassati: come pasta, latte, uova, prodotti per l’infanzia e per l’igiene personale e così via.
Sul sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy è possibile vedere la lista dei supermercati aderenti regione per regione: a guidare la classifica delle 14 città metropolitane per numero di adesioni c’è Roma, seguita da Torino – all’ultimo posto Reggio Calabria.
C’è da sottolineare che si tratta, appunto, di un patto con le aziende, un impegno richiesto, non un obbligo. L’accordo, ha spiegato il governo, non incide infatti sulla libertà di impresa: saranno le aziende a decidere su quali prodotti e in che modalità agire: significa che saranno le aziende stesse a decidere su quali prodotti agire e in che modalità.
Meloni ha dichiarato che questa iniziativa va “al di là del valore economico”, e che è soprattutto un “messaggio agli italiani sulla capacità che l’Italia ha ancora di lavorare assieme nei momenti di difficoltà”. Quindi, appunto, in un momento di difficoltà facciamo vedere che siamo uniti e teniamo bassi i prezzi nei supermercati in modo che nessuno debba rinunciare ai beni di prima necessità.
Secondo le stime di Assoutenti le famiglie italiane potranno risparmiare fino a 150 euro nei prossimi mesi.
Ma il Codacons ha già sottolineato che “emergono una serie di criticità che rischiano di ridurre fortemente i vantaggi economici per le famiglie”.
Ha evidenziato che i prodotti a prezzo calmierato sono pochi e che la maggior parte degli esercizi della grande distribuzione ha piuttosto optato per i “prezzi fissi” – cioè non ha abbassato i prezzi ma li ha bloccati. Questo significa che anche se ci saranno le condizioni che favoriscono la discesa dei prezzi, quelli resteranno fissi.
Critica anche che gli unici prodotti inseriti in supermercati e ipermercati sono quelli a marchio privato della grande distribuzione – “mentre i beni delle marche alimentari più note sono del tutto esclusi”.
Infine, non pare che abbiano aderito i piccoli negozi al dettaglio – e questo può svantaggiare i consumatori che vivono nei piccoli comuni dove non ci sono i grandi supermercati.
Per capire effettivamente le conseguenze del patto anti-inflazione dovremo aspettare tre mesi, quindi fino a fine anno. Solo a quel punto si potranno trarre le conclusione: ha funzionato? fare la spesa è più conveniente? e, nel caso ottimale, prorogarlo.