Milano, 28 apr. (askanews) – È un momento molto particolare per la Turchia e le sue relazioni internazionali. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi lo ha sottolineato, con parole che possono essere magari sembrate dure, ma che descrivono la parabola compiuta in questi anni dal Paese. E proprio in questi giorni, all’apertura del processo che potrebbe portare allo scioglimento del partito filocurdo Hdp, terza forza nel Parlamento di Ankara, una presenza di osservatori europei c’era.
Il capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo Brando Benifei di ritorno dalla capitale turca:
"Io ho partecipato con altri parlamentari come osservatori, chiamati dal partito Hdp per esprimere solidarietà. Il mio partito, il Partito Democratico ha espresso la sua solidarietà. Lo ha fatto con la rappresentante per gli esteri in segreteria, Lia Quartapelle, riconoscendo come azione utile la nostra presenza con il Partito democratico e il Partito socialista europeo. Eravamo presenti per esprimere vicinanza contro un processo che mette in discussione la legittimità della solidarietà verso i curdi che hanno combattuto a Kobane".
Ma perchè colpire l’Hdp?
"Una forza politica che oggi è il terzo partito del paese, un ostacolo fondamentale a una presa che da parte del governo attuale in Turchia è sempre più forte, e che però trova appunto nell Hdp, partito progressista guidato con una forte leadership femminile e che propone un alternativa alla deriva conservatrice di Erdogan, un avversario e un alternativa forte".
Come spiega l’eurodeputato non è la prima volta che con un processo "dal forte sapore politico in vista di appuntamenti elettorali" Erdogan cerca di sbarazzarsi di un partito come l’Hdp, pezzo fondamentale dell alternativa. Una stretta che è già evidente anche in aula.
"Io ho visto un giudice che si è scagliato prima ancora dell avvio del processo, in maniera durissima contro il leader carismatico dell Hdp, Selhattin Demirtas, che anche in Italia è stato chiamato l Obama curdo, dimostrando quindi la forte pregiudizialità di una corte che è stata denunciata anche dagli avvocati della difesa, come una corte politicizzata, nel tentativo di chiedere un nuovo giudice. Vedremo il processo come evolverà; ci saranno altre udienze ma era importante esserci anche per dare un messaggio a Erdogan: il mondo guarda e osserva quello che accade e potrebbe decidere di prendere provvedimenti anche più forti. Le parole di Biden sul genocidio armeno e sul rapporto nuovo da costruire con la Turchia fanno sperare che rispetto a Trump, ci sia la volontà di fare un asse con l Europa per chiedere rapporti forti con la Turchia, vicino importante con cui bisogna lavorare insieme, ma basandoli sul pluralismo e la democrazia. Non possiamo essere ipocriti come Europa, indignarci e proporre sanzioni per i diritti umani per il caso Navalny o per gli uiguri in Cina e non fare nulla per la paura delle reazioni di Erdogan e della Turchia".
Intervista di Cristina Giuliano
Montaggio di Linda Verzani
Immagini Afp, askanews
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