ROMA (ITALPRESS) – “Ridurre l’elevato debito pubblico e i disavanzi eccessivi è un obiettivo del governo ed è nell’interesse generale del Paese. Più volte ho avuto modo di argomentare come il peso degli interessi sul debito pubblico abbia ormai raggiunto livelli elevatissimi, assorbendo risorse che potrebbero essere destinate a interventi diretti a consolidare il nostro tessuto economico e sociale. In prospettiva, ridurre il debito pubblico consentirebbe di liberare maggiori risorse, non bisogna però trascurare che le esigenze di consolidamento dovrebbero essere compatibili con l’intento di favorire una crescita sostenibile e duratura dell’economia che potrebbe essere ostacolata da vincoli eccessivi e regole troppo stringenti”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione presso le commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera. Le proposte di riforma del Patto “hanno alimentato un intenso negoziato tra gli Stati membri, negoziato che è ancora in corso e che non ha finora portato alla definizione di un quadro condiviso. La previsione di ulteriori vincoli rispetto a quanto proposto dalla Commissione – osserva -, potrebbe portare a un esito non pienamente conforme agli obiettivi della riforma stessa: un assetto caratterizzato da semplicità e un maggiore equilibrio di crescita economica, nonchè sostenibilità del debito pubblico”.
“Le proposte legislative in esame introducono modifiche che rivedono il braccio preventivo e il braccio correttivo del Patto di Stabilità. La procedura di adozione di queste proposte da parte del Consiglio richiede l’unanimità per il braccio correttivo e una maggioranza qualificata per quello preventivo. Non potendosi immaginare la revisione dell’uno senza quella dell’altro, è di fatto richiesta l’unanimità tra gli Stati membri”. Il titolare del Mef spiega, inoltre, come sia stata espressa la disponibilità a cercare “una soluzione che non sovrapponga ai vincoli ulteriori regole stringenti che potrebbero riproporre, se non addirittura complicare, uno schema che ha mostrato limiti e che le stesse istituzioni europee hanno dichiarato di volere superare. La posizione negoziale che stiamo tenendo è di disponibilità all’introduzione di salvaguardie sul debito e sul deficit, ma solo a condizione che esse non siano stringenti e non prevalgano di fatto sulla regola di spesa. In secondo luogo – prosegue -, abbiamo posto come condizione imprescindibile, che la nuova governance economica dia sufficiente spazio a investimenti per la transizione digitale ed ecologica”.
“Inoltre, che l’applicazione del primo ciclo delle nuove regole consenta a Paesi come l’Italia che hanno concordato ambiziosi programmi di ripresa e resilienza, di poter accedere all’estensione del periodo di aggiustamento a 7 anni, ciò senza imposizioni di ulteriori condizionalità ma solo in base all’impegno di continuare lo sforzo di riforme e investimenti intrapreso con il Pnrr. Ritengo che le regole fiscali di bilancio non siano il fine ma il mezzo, il fine è la sostenibilità finanziaria, l’effettiva capacità di difesa dei valori di libertà dell’Occidente, la transizione ecologica che garantisca la sostenibilità ambientale. Il mezzo è un sistema di regole fiscali coerenti con queste finalità strategiche e che ne consentano la realizzazione”. Giorgetti assicura poi che “il governo è disposto a ricercare una soluzione, ma la stessa non deve tradursi in un sistema eccessivamente complesso e potenzialmente contradditorio. L’Italia intende ridurre il debito in maniera realistica, graduale, sostenibile nel tempo in un assetto che incentivi gli investimenti. Abbiamo condiviso l’impostazione generale della nuova riforma della governance che si incentra sull’obiettivo di assicurare che la dinamica del debito segua una traiettoria sostenibile, le sfide da affrontare nei prossimi anni richiedono notevoli investimenti e le modalità del loro finanziamento non saranno neutrali rispetto alle regole di bilancio”.
“Il pacchetto legislativo si compone di tre parti – sottolinea – , ma l’accordo deve raggiungere un equilibrio complessivo. La sostenibilità delle finanze pubbliche non può essere raggiunta attraverso un percorso di aggiustamento eccessivamente rigoroso perchè questo danneggia i fondamentali di crescita e peggiora la dinamica del debito nel medio e lungo periodo. La serietà implica prendersi degli impegni che si possono mantenere e non prendere impegni che nessuno in questo Paese potrebbe mantenere. Di fronte a delle regole sfidanti, noi in qualche modo possiamo anche accedere, rispetto a regole impossibili da mantenere non credo che per serietà si possa dire di sì”. Infine, il ministro ricorda che “non possiamo accettare tutto quello che ci viene proposto e, siccome siamo assolutamente convinti della ragionevolezza della nostra posizione, non ci si può chiedere di andare, non semplicemente contro l’interesse dell’Italia ma, a nostro giudizio, anche contro l’interesse dell’Europa”. E sul Mes “sarà il Parlamento a dire se quell’accordo negoziato dal governo italiano all’epoca sia da approvare o meno. Qui nessuno ha mai ricattato nessuno. C’è una oggettiva correlazione tra la linea di credito precauzionale del Mes e il rispetto del Patto di stabilità e crescita, che una correlazione tra Mes e Patto di stabilità ci sia sta nei fatti”, conclude.
“Le proposte legislative in esame introducono modifiche che rivedono il braccio preventivo e il braccio correttivo del Patto di Stabilità. La procedura di adozione di queste proposte da parte del Consiglio richiede l’unanimità per il braccio correttivo e una maggioranza qualificata per quello preventivo. Non potendosi immaginare la revisione dell’uno senza quella dell’altro, è di fatto richiesta l’unanimità tra gli Stati membri”. Il titolare del Mef spiega, inoltre, come sia stata espressa la disponibilità a cercare “una soluzione che non sovrapponga ai vincoli ulteriori regole stringenti che potrebbero riproporre, se non addirittura complicare, uno schema che ha mostrato limiti e che le stesse istituzioni europee hanno dichiarato di volere superare. La posizione negoziale che stiamo tenendo è di disponibilità all’introduzione di salvaguardie sul debito e sul deficit, ma solo a condizione che esse non siano stringenti e non prevalgano di fatto sulla regola di spesa. In secondo luogo – prosegue -, abbiamo posto come condizione imprescindibile, che la nuova governance economica dia sufficiente spazio a investimenti per la transizione digitale ed ecologica”.
“Inoltre, che l’applicazione del primo ciclo delle nuove regole consenta a Paesi come l’Italia che hanno concordato ambiziosi programmi di ripresa e resilienza, di poter accedere all’estensione del periodo di aggiustamento a 7 anni, ciò senza imposizioni di ulteriori condizionalità ma solo in base all’impegno di continuare lo sforzo di riforme e investimenti intrapreso con il Pnrr. Ritengo che le regole fiscali di bilancio non siano il fine ma il mezzo, il fine è la sostenibilità finanziaria, l’effettiva capacità di difesa dei valori di libertà dell’Occidente, la transizione ecologica che garantisca la sostenibilità ambientale. Il mezzo è un sistema di regole fiscali coerenti con queste finalità strategiche e che ne consentano la realizzazione”. Giorgetti assicura poi che “il governo è disposto a ricercare una soluzione, ma la stessa non deve tradursi in un sistema eccessivamente complesso e potenzialmente contradditorio. L’Italia intende ridurre il debito in maniera realistica, graduale, sostenibile nel tempo in un assetto che incentivi gli investimenti. Abbiamo condiviso l’impostazione generale della nuova riforma della governance che si incentra sull’obiettivo di assicurare che la dinamica del debito segua una traiettoria sostenibile, le sfide da affrontare nei prossimi anni richiedono notevoli investimenti e le modalità del loro finanziamento non saranno neutrali rispetto alle regole di bilancio”.
“Il pacchetto legislativo si compone di tre parti – sottolinea – , ma l’accordo deve raggiungere un equilibrio complessivo. La sostenibilità delle finanze pubbliche non può essere raggiunta attraverso un percorso di aggiustamento eccessivamente rigoroso perchè questo danneggia i fondamentali di crescita e peggiora la dinamica del debito nel medio e lungo periodo. La serietà implica prendersi degli impegni che si possono mantenere e non prendere impegni che nessuno in questo Paese potrebbe mantenere. Di fronte a delle regole sfidanti, noi in qualche modo possiamo anche accedere, rispetto a regole impossibili da mantenere non credo che per serietà si possa dire di sì”. Infine, il ministro ricorda che “non possiamo accettare tutto quello che ci viene proposto e, siccome siamo assolutamente convinti della ragionevolezza della nostra posizione, non ci si può chiedere di andare, non semplicemente contro l’interesse dell’Italia ma, a nostro giudizio, anche contro l’interesse dell’Europa”. E sul Mes “sarà il Parlamento a dire se quell’accordo negoziato dal governo italiano all’epoca sia da approvare o meno. Qui nessuno ha mai ricattato nessuno. C’è una oggettiva correlazione tra la linea di credito precauzionale del Mes e il rispetto del Patto di stabilità e crescita, che una correlazione tra Mes e Patto di stabilità ci sia sta nei fatti”, conclude.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).