Zaporizhzhia (Ucraina), 7 apr. (askanews) – A stento trattiene le lacrime Elena, il nome è di fantasia, ma vuole denunciare quello che ha subìto: è stata violentata per ore da due soldati russi. Lo racconta da Zaporizhzhia, città ucraina nel Sudest che ogni giorno raccoglie migliaia di sfollati in fuga, in attesa di prendere un autobus per raggiungere i figli, mandati subito dopo l’inizio della guerra a Vinnytsia, nel centro del Paese, lontani da casa perché è nella regione meridionale di Kherson, sulla prima linea dell’invasione.
Suo marito era già al fronte, lei stava per partire. Si è accorta di essere stata puntata mentre era in fila per la spesa, qualcuno ha detto ai russi che il marito era un militare. Ho capito che mi guardavano con la coda dell’occhio. Ho lasciato rapidamente il negozio. Avevo a malapena il tempo di tornare a casa, non avevo tempo… Ma sono entrati dalla porta dietro di me. Non ho avuto il tempo di prendere il telefono, non ho avuto il tempo di fare niente, mi hanno semplicemente, in silenzio, spinta sul letto, schiacciata in silenzio con la mitragliatrice, spogliata".
"Dalle 15 circa in poi, se ne sono andati verso le 4 del mattino. Non si parlavano quasi mai. Mi hanno solo insultata alcune volte. Poi hanno cominciato a dire ‘ok, basta, dobbiamo andare a fare il nostro turno di guardia’ e se ne sono andati. È disgustoso. Davvero disgustoso. Non voglio più vivere".
"Sono un’ostetrica e il primo soccorso me lo sono prestato da sola. Il resto, credo, lo gestirò da lì", riferendosi al luogo in cui sono ora i suoi figli. Ma di una cosa resta sicura: "L’Ucraina resterà qui. E il nostro popolo si vendicherà, si vendicherà su di loro".
(Fonte immagini: AFPTV)