Venezia, 10 ago. (askanews) – Testimonianze, oggetti e una sorta di grande conversazione tra scienziati. Il progetto "Human Brains", intrapreso da Fondazione Prada nel 2018 per esplorare il mondo delle neuroscienze e le radici della nostra coscienza, prende a Venezia la forma di una mostra complessa e affascinante che, in un certo senso, prova a fare il punto sulla storia delle credenze e conoscenze sul cervello umano.
"Forse – ha detto ad askanews il neurologo Giancarlo Comi, presidente del comitato scientifico di Human Brains – non riflettiamo abbastanza sul fatto che anche i nostri cervelli sono unici, unici e irripetibili. E il motivo di ciò è che è talmente complessa l’organizzazione del nostro cervello, che riuscire a ripeterla due volte nello stesso modo è un esercizio letteralmente impossibile. L’interesse del progetto Human Brains non è quello di pretendere di aggiungere conoscenze, ma è quello di portare per mano tutti noi in questo processo di comprensione del nostro cervello".
Un processo che parte da molto lontano, come dimostrano alcuni degli oggetti riprodotti in mostra: è impossibile non commuoversi davanti, per esempio, ai Cilindri di Giudea, due reperti archeologici che risalgono al XXII secolo a.C. e che portano incisa, nella lingua cuneiforme dei Sumeri, la più antica trascrizione conosciuta di un sogno. Poco importa che si tratti di una copia stampata in 3D, il punto in questo caso è la documentazione, è il messaggio e non il medium.
"È una mostra – ci ha spiegato Chiara Costa, Head of Programs di Fondazione Prada – che insegue l’utopia di non essere una mostra tradizionale, ma di raccontare quello che è stato finora lo studio del cervello e quale può essere un dialogo immaginario tra degli scienziati che si confrontano sul loro lavoro".
Il percorso è articolato: si parte dalle proiezioni sull’anatomia del cervello per arrivare, attraverso le riproduzioni di papiri dell’Antico Egitto o di manoscritti di Leonardo da Vinci, alle pubblicazioni di Rita Levi-Montalcini o alla prima risonanza magnetica di un cervello umano, datata 1978.
"In fondo – ha aggiunto il professor Comi – è da poco tempo che abbiamo messo il nostro pensiero nella scatola cranica, è stato in giro per il corpo per millenni e millenni, prima di approdare lì. È solo da poco più di 20-30 anni che siano entrati dentro il sistema e abbiamo cercato di carpire delle informazioni, e ogni volta che riuscivamo a estrarne alcune si aprivano nuove porte e ci rendevamo conto di quanto poco sapessimo, e questo è un aspetto molto importante".
Uno dei punti chiave per capire l’intero progetto Human Brains è proprio quello della presa di consapevolezza di ciò che non sappiamo del cervello, di ciò che non abbiamo ancora scoperto sulla nostra coscienza. Ed è estremamente affascinante, al culmine di un percorso complesso come quello dell’esposizione, arrivare al secondo piano di Ca’ Corner della Regina e trovarsi immersi in una sorta di grande conversazione tra i più importanti neuroscienziati al mondo, costruita su 32 schermi e gestita da un sistema auto-organizzato, proprio come il cervello, che controlla i diversi video e li gestisce in modo da dare l’idea di un dialogo infinito.
"Per noi – ha concluso Chiara Costa – la linea guida è occuparci dei temi che sono rilevanti per comprendere il nostro presente. Questo di Human Brains è sicuramente per noi il tema più importante ed è stata la sfida più importante che la Fondazione abbia mai affrontato".
La mostra "It Begins with an Idea" è il terzo capitolo del progetto Human Brains che in autunno si concluderà a Milano con un grande convegno scientifico dedicato alla cura delle malattie che colpiscono il cervello.
(Leonardo Merlini)