Santarcangelo, 20 lug. (askanews) – Si inizia con il buio sulla
spiaggia di una Troia in fiamme. Il buio del cielo oscurato, il
buio della scena e delle anime. Solo una voce, un canto, fa da
contraltare alla disperazione e alla vittoria finale
dell’oscurità. Sono "Le troiane" di Euripide che i Motus hanno
riscritto alla luce di molte fonti contemporanee – dalla
letteratura alla filosofia – per dare vita allo spettacolo "Tutto
brucia", portato anche al Santarcangelo Festival.
"Ha bruciato moltissimo il tempo in cui abbiamo creato lo
spettacolo – ha detto ad askanews Daniela Nicolò – perché il
lavoro è nato in piena pandemia, nell’isolamento, e questo
naturalmente ha influito anche su alcune scelte estetiche e di
contenuti. Il punti di partenza però è stata la sofferenza,
forte, provata rispetto agli sbarchi di migranti che continuavano
ad avvenire in Italia e non solo. Alle derive delle persone che
arrivano in questa diaspora, che perdono tutto e finiscono per
essere deportate anche come schiave, perché si tratta di un nuovo
schiavismo".
Ecuba e Cassandra, nelle interpretazioni di Silvia Calderoni e
Stefania Tansini, i loro corpi iper contemporanei, la loro
potenza di figure narrative senza tempo. Le rovine di un mondo
che è andato perduto, come ogni cosa, e che torna a vivere solo
grazie alle possibilità dell’arte, che però qui si immerge nel
dolore fino allo strazio.
"Credo che la forza di Tutto Brucia – ha aggiunto Enrico
Casagrande – sia proprio come effettivamente la parola detta e la
parola cantata si intrecciano insieme e riescono su due livelli,
che sono sonoricamente, ritmicamente e proprio anche emotivamente diversi, a restituirci una storia unica, un percorso unico".
Un percorso, scritto dai Motus con Ilenia Caleo, che, a volte
forse con troppo clamore, porta lo spettatore dentro i corpi
delle attrici, e delle donne di cui si racconta, che sono anche
Andromaca o Elena. Figure che sono diventate degli archetipi
della cultura occidentale, ma che sul palco tornano a essere
soprattutto donne vittime di una violenza inusitata. E in scena
brillano, pur nell’oscurità, tre protagoniste con storie
diversissime.
"Silvia Calderoni – ha aggiunto Daniela Nicolò – che fa un lavoro
molto lontano anche da quello fatto precedentemente anche con
noi; Stefania Tansini che è stata un nuovo incontro, non avevamo
mai lavorato con una danzatrice ed è stata una bellissima
scoperta, e ha lavorato sulla figura di Cassandra; e poi c’è la
voce, il canto e la musica live di Francesca Morello".
E proprio la ballata che scandisce il racconto sembra essere una
delle poche speranze che lo spettacolo lascia addosso allo
spettatore, anche in questo caso sul suo corpo, che, seppure in
platea, ha vissuto il racconto come se fosse dall’interno.
"Si chiude il lavoro – ha concluso Casagrande – con un testo,
quello che si discosta di più da Le Troiane di Euripide, un testo
scritto da Ilenia Caleo con l’aiuto di Daniela, dove c’è un vero
e proprio inno alla trasformazione, alla metamorfosi, un inno al
divenire, al divenire altro, al portarci proprio in un altro
mondo".
Che è quello che fa il teatro, soprattutto quando ha la forza
contemporanea di rinnovare le lezioni storiche alla luce di un
tempo e di linguaggi che cambiano, ma che hanno al centro sempre
quella drammatica e costante inesperienza che è la vita umana sul
pianeta Terra. Oggi come 2.500 anni fa.
(Leonardo Merlini)