Bologna, 22 nov. (askanews) – Quanti screenshot può produrre uno smartphone? Probabilmente un numero infinito, ma i ricercatori ne hanno calcolati una media di 2.000 per ogni apparecchio utilizzato nel mondo. Del resto, a tutti sarà capitato di ‘catturare’ una conversazione in chat, una foto, uno scambio di messaggi, un documento da condividere o archiviare sul proprio telefonino. Ma che valore legale ha questo ‘scatto’ nel caso lo si volesse utilizzare come prova? Un tema su cui si è applicato Fabio Ugolini, laureato in legge con specializzazione in informatica giuridica, fondatore di una software house e altre tre startup nel settore tecnologico.
"Sappiamo che sempre di più è facile modificare gli screenshot, esattamente come per le foto, i video e le stesse registrazioni audio. Quindi abbiamo valutato che ci potesse essere un modo per poter certificare con estremo valore probatorio che queste informazioni fossero veritiere. Ci siamo interrogati quale fosse la tecnologia: abbiamo deciso di utilizzare tecnologie esistenti mixate tra di loro e abbiamo scoperto che effettivamente un modo per garantire questa certezza c è ed è quello che abbiamo brevettato ed che in questo momento stiamo cercando di portare sul mercato".
L’applicazione per smartphone e tablet si chiama "TrueScreen" e consente di raccogliere materiale probatorio in diversi ambiti, dal civile al penale, dall’amministrativo allo stragiudiziale a difesa dei diritti personali – come per i casi di cyber-bullismo, revenge porn, stalking o diffamazione online – o qualora fosse necessario certificare un avvenimento con conseguenze legali, come nel caso di contenziosi per incidenti stradali, lo stato di avanzamento di lavori o nel caso di protezione di opere col diritto d’autore.
"Noi abbiamo creato una soluzione che permette di dare più credibilità a queste prove in modo tale che sia un arma a vantaggio delle persone offese in questo tipo di reati e che consenta quindi di andare dal giudice con qualcosa di estremamente più credibile e molto meno opinabile".
"Noi abbiamo mixato diverse tecnologie ognuno specializzata in un determinato ambito della protezione del dato. Queste tecnologie combinate insieme permettono di ottenere una cassaforte digitale che rende di fatto immutabile il file, dopo che è stato creato ma anche prima. Quindi garantiamo l intera catena di custodia della prova digitale sia nel momento in cui viene generata, sia nel momento in cui viene condivisa garantendone che non possa essere più modificata".
Una tecnologia sviluppata da un team di giovani specializzati in diverse discipline, provenienti da tutto il mondo e cresciuti all’interno di "Spazio 01" nel centro di Bologna, incubatore di idee e sede per incontri di formazione ed eventi.
"Le nostre prospettive prevedono di crescere in diversi ambiti, cavalcando la necessità di dotarsi in ambito assicurativo e in ambito legale di molti più strumenti che vadano nella direzione di comprovare i dati digitali, ma anche impegnandoci nel sociale collaborando con associazioni e contribuendo in qualche modo a quello che per noi è un obiettivo: rendere accessibili queste prove a chi ne avesse bisogno".
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