Lucca 31 ott. (askanews) – I festival culturali sono diffusissimi in Italia e sempre molto frequentati. Tra i più frequentati c’è Lucca Comics and Games, che ogni anno porta nella città toscana decine di migliaia di persone, appassionate di fantasy, avventure, gaming. Tra loro, ed è un fenomeno sempre più frequente anche in Italia, i cosplayer, che impersonano i più stravaganti personaggi ed eroi. Attraversando le strade, affollatissime, ci si imbatte in moltissimi adulti che scelgono con cura il travestimento, in molti casi se lo costruiscono da sé, con ingegno e perizia. E ci si trova a riflettere sul modo in cui la società della digitalizzazione estrema in certe occasioni produca poi tutta questa fisicità, questo bisogno di corpi perfettamente travestiti, ottimi per andare su Instagram, certo, ma soprattutto per essere qui e ora. Come se il grande isolamento davanti a uno schermo a un certo punto debba per forza trovare delle alternative in quello che continuiamo, fino a prova contraria, a chiamare il "mondo reale". E sono alternative, per quanto curiose, all’insegna della libertà di essere e di manifestarsi, seppur conformandosi a dei modelli accuratamente riprodotti, con anche una componente di nostalgia, per esempio del tempo dei grandi robot.
Il digitale torna, ovviamente, per esempio nelle esperienze multimediali dello stand di un colosso come la Disney, affascinanti ma più lontane da quella "ritrovata corporeità" che è la cifra più originale dell’esperienza dentro Lucca Comics. Che è anche un momento sociale, in un senso inatteso, per esempio nel mondo di un altro fenomeno globale di ritorno come i Pokémon: nello stand del Play Lab si fa esperienza del gioco fisico con le carte collezionabili. Un business colossale, ovviamente, ma pure un momento di relazione riscoperta, magari anche tra figli e genitori.