“Quella str**za è morta”. “That bitch is dead”.
Il 14 giugno del 2015 questo post è comparso nella bacheca Facebook di centinaia di persone – che si sono subito preoccupate. Voglio dire, il profilo dove era stato pubblicato era condiviso da una madre, Dee Dee e da sua figlia piccola, Gipsy Rose, gravemente malata e sulla sedia a rotelle. E fino a quel momento i post erano tutti tipo: “Ci siamo divertite molto alla festa dei cuccioli, grazie mrs Lilly e Maddy per averci invitate”.
Ma le stranezze non sono finite qua. Perché, poco dopo, quello stesso profilo ha scritto:
“Ho sventrato quel maiale grasso e st***atola la sua dolce e innocente figlia. Le sue grida erano fott***amente alte LOL”.
Alla polizia è servito veramente poco tempo per risalire all’autore di quei due post. No, non Dee Dee, e nemmeno Gipsy Rose. Ma Nicholas Godejohn, che mentre sto parlando sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di primo grado di Dee Dee. Ma la cosa che sconvolse tutti è che a collaborare con lui fu Gipsy Rose – che in realtà non era né piccola, né gravemente malata e poteva camminare perfettamente sulle sue gambe.
Oggi si è tornati a parlare molto di questo caso perché Gipsy Rose è stata appena rilasciata dopo 8 anni di carcere per omicidio di secondo grado.
E in moltissimi la acclamano, le augurano di vivere una vita felice, di avere successo.
Ma, un momento. E’ un’omicida. Ha collaborato all’omicidio di sua madre.
Quindi… le persone sono impazzite?
No, in realtà questo è un caso molto più complesso e delicato di quel che sembra.
E ora ve lo racconto. [di OLIMPIA PERONI]