Milano, 28 giu. (askanews) – Nel 2020, a fronte di una flessione del commercio tradizionale, un ruolo sempre più rilevante è stato giocato dell’ecommerce che, complici anche le restrizioni dovute alla pandemia, lo scorso anno ha chiuso nel complesso con un +29,2%. Una fetta consistente del nuovo mercato è quella legata all’export: secondo un’indagine del Politecnico di Milano, infatti, solo l’Italia ha esportato beni di consumo per oltre 13 miliardi di euro. Internazionalizzare con l’ecommerce quindi non solo è possibile, ma necessario. In Italia però c’è ancora molta strada da fare. Ne abbiamo parlato con Giovanni Meda, fondatore di Kooomo, piattaforma per l’ecommerce che affianca le aziende nella vendita online, che ha sottolineato però come il tempo della pandemia abbia dato una spinta al settore.
"E’ stato sicuramente molto positivo – ha detto ad askanews – perché la gente ha preso coscienza, è stato un cambio radicale e tutti hanno finalmente investito, però essendo arrivati impreparati è stato forse un inizio di un ragionamento più ampio, per cui bisogna guardare un po’ più in là e bisogna cercare di introdurre questo grande cambiamento, che rimarrà al di là della pandemia, al di fuori di quello che è stato spesso un progetto estemporaneo fuori dall’azienda, ma va integrato all’interno dell’azienda".
La questione principale è quella di essere attrezzati per le diversità che si trovano nei vari mercati e anche di questi aspetti si occupa Go Global Ecommerce, società italiana che aiuta i brand a vendere nel mondo. Simone De Ruosi è il Managing director.
"Quando si va su scala globale – ci ha spiegato – queste complicazioni sono moltiplicate per i mercati che si va a servire, quindi privacy, fiscalità, temi legali sono fattoriali rispetto al numero di Paesi che io vado a servire e quindi questo aumenta di molto la complessità".
Un aspetto molto interessante è legato alla "sovranità tecnologica", ossia alla relazione tra gli sviluppatori dei software e i territori per i quali i servizi digitali vengono pensati.
"Kooomo – ha aggiunto Meda – è una piattaforma tecnologica che ha 20 anni e che per 20 anni è stata sviluppata all’interno del territorio europeo. E quindi ha sviluppato all’interno dei propri processi di tecnologia, di software, delle proprie funzionalità, degli elementi molto tipici che rispondono alle esigenze delle aziende europee".
Partendo dalla tecnologia, poi, è possibile offrire servizi che sono in grado di ridurre la complessità e aprire nuove possibilità importanti per le aziende italiane.
"Nella industry italiana legata all’ecommerce – ha spiegato De Ruosi – si fa ancora un po’ di fatica a concepire questo tipo di situazioni su scala globale. Che cosa facciamo per le imprese: semplifichiamo tutta la vendita globale. Per la Pmi soprattutto la semplicità sta nel fatto che emettono una fattura B2B mensilmente a noi e noi ci occupiamo delle migliaia di fatture B2C ai clienti finali in giro per il mondo".
Insomma, perché l’ecommerce decolli davvero, anche a livello di export, per le Pmi italiane servono servizi e infrastrutture tecnologiche, ma anche un cambiamento di atteggiamento mentale. A partire da una consapevolezza forte del ruolo del digitale nei vertici delle aziende.