La messa di don Michele Malcangio nella chiesa dell’Assunta di Canosa di Puglia è per certi versi rivoluzionaria. Non solo perché la tecnologia entra prepotentemente all’interno del luogo sacro, ma anche e soprattutto perché si tratta del primo esempio virtuoso di messa a misura di migrante che va nella direzione di una piena e pacifica integrazione. L’antefatto lo spiega proprio don Michele: “Da quando sono arrivati in paese, qualche settimana fa, qualcuno di loro era solito venire in chiesa alla domenica per ascoltare il vangelo e partecipare alla celebrazione eucaristica ma notavo i loro sguardi persi nel vuoto. Ho intuito subito qual era il problema: la lingua. Da lì, la decisione di sottotitolare tutta la celebrazione in inglese”. Così don Michele si è munito di due proiettori, un iPad e una persona che potesse tradurre i testi in inglese, compresa l’omelia del parroco. Il sacerdote spiega: “Penalizzando un po la mia spontaneità ho deciso di preparare l’omelia che così leggo. E appena termino, c’è chi tra i miei volenterosi parrocchiani la ripete in inglese: io con le lingue straniere sono negato”. A quanto pare tutti sono felici di questa iniziativa. I migranti che così possono seguire ciò che viene detto in chiesa e anche i parrocchiani sembrano apprezzare molto la novità.