Felicetta Maltese, pensionata di 72 anni, e Virginia Fiume, attivista di 40 anni, sono due volontarie di Soccorso Civile, l’associazione nata nel 2015, su iniziativa di Marco Cappato, che ne è legale rappresentante, insieme a Mina Welby e Gustavo Fraticelli, per offrire informazioni e assistenza, sia logistica che economica, per poter andare in Svizzera e accedere alla morte volontaria. "Non tutti possono permetterselo -spiegano-. E anche se dall’esterno può sembrare una cosa triste, luttuosa, non lo è, perché la persona interessata è felice di poter realizzare un desiderio grande. È come un’ultima avventura da vivere serenamente, col cuore aperto". Consapevoli di rischiare dai 5 ai 12 anni di carcere per i loro viaggi oltreconfine, le due donne assicurano: "Paura? No, è più forte la motivazione che ci spinge, dando un contributo concreto a un’iniziativa che ha già vent’anni di storia". In Italia non esiste ancora la possibilità di morte volontaria per chiunque ne faccia richiesta, anche se dopo una storica sentenza della Corte Costituzionale del 2019, relativa alla vicenda di dj Fabo, l’aiuto al suicidio è possibile legalmente, ma ad alcune condizioni. La persona malata dev’essere affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, oltre che pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e dev’essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Tali condizioni devono essere state verificate dal Servizio sanitario nazionale, come accaduto nel caso di Federico Carboni, il quale lo scorso giugno ha potuto accedere al suicidio assistito senza che l’aiuto fornito configurasse reato.
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