Sono le 17:58 del 23 maggio 1992 quando una carica esplosiva composta da tritolo, RDX e nitrato d’ammonio fa saltare in aria un pezzo dell’autostrada A29 in direzione Palermo, all’altezza dello svincolo per Capaci. Ad attivare il radiocomando è Giovanni Brusca detto “u verru”, il porco in siciliano, dopo un attimo di esitazione. Antonino Gioè, appostato insieme a lui, gli urla “Via! Via! Via!” ma “u verru” ha notato che qualcosa non va: le auto blindate non stanno viaggiando alla velocità prevista. Per una frazione di secondo decisiva esita: poi preme il pulsante. Questa è la ricostruzione dei fatti avvenuti quel maledetto giorno in cui persero la vita Giovani Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
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