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Strage dei Georgofili 30 anni dopo, lo zio delle piccole Nadia e Caterina: «Per noi parenti non…

Tra il 26 e il 27 maggio 1993 un’autobomba uccise a Firenze 5 persone e distrusse centinaia di opere d’arte degli Uffizi. Il direttore Eike Schmidt: «La mafia colpì il cuore dell’identità italiana»

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un furgone Fiat Fiorino imbottito di 277 chili di tritolo esplose in via dei Georgofili, a Firenze, accanto alla Galleria degli Uffizi. La strage, compiuta da Cosa Nostra, uccise 5 persone (e ne ferì 48): i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni), le loro figlie Nadia (9 anni) e Caterina (appena 50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni). L’attentato fa parte della scia delle altre stragi del 1992-1993 che provocarono la morte di 21 persone (tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e gravi danni al patrimonio artistico. Nel 2002 la Cassazione ha confermato 15 ergastoli per la strage: tra i condannati Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro.
In occasione dei 30 anni da quel terribile attentato, il «Corriere» ha incontrato a Firenze Luigi Dainelli, parente della famiglia Nencioni e presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili; il direttore degli Uffizi Eike Schmidt e Anna Maria Petrioli Tofani, all’epoca dei fatti direttrice degli Uffizi.
Luigi Dainelli, lo zio delle piccole Nadia e CaterinaIncontriamo Luigi Dainelli a La Romola, frazione di San Casciano val di Pesa (Firenze) dove si trova il parco dedicato a Nadia e Caterina Nencioni, le bambine vittime della strage insieme ai loro genitori e allo studente Capolicchio. In questa frazione nacque Fabrizio Nencioni, che poi si trasferì a Firenze con la moglie e la famiglia, quando alla moglie offrirono un posto come custode dell’Accademia dei Georgofili. «Il 23 maggio avevano battezzato Caterina e si fece la festa qui — ricorda Nencioni — nella solita chiesa a Firenze, il sabato dopo, ci furono i funerali: si passò da una grande gioia a un dolore immenso». Nel video, Dainelli ripercorre quella notte e poi racconta: «Si capì quasi subito che non si trattò di una fuga di gas, c’era odore di polvere da sparo e il Fiorino era disintegrato, addirittura una parte del motore finì dall’altra parte del fiume Arno. Poi il giorno dopo trovarono il cratere dov’era stata parcheggiata l’autobomba». L’uomo poi ci racconta anche la nascita della poesia «Il tramonto», scritta da Nadia pochi giorni prima di morire. E che, lo scorso 16 gennaio, è tornata a essere ricordata dai media per l’arresto di Matteo Messina Denaro, intitolato proprio «Operazione Tramonto», in ricordo della piccola vittima di 9 anni, su volontà del colonnello Lucio Arcidiacono, che ha guidato la squadra di «cattura» del boss. Dice Dainelli: «In via dei Georgofili i tramonti non si vedono, quindi quando Nadia veniva a La Romola forse ne era rimasta affascinata:… ( di Jessica Chia / CorriereTv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/strage-georgofili-30-anni-dopo-zio-piccole-nadia-caterina-per-noi-parenti-non-esiste-fine-dolore/c6bf0eee-fadd-11ed-876d-083a9cec1423

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