Spinaci e mandragora: come riconoscerli per evitare l’intossicazione

Qualche tempo fa leggemmo sui giornali di casi di intossicazione da mandragora. Le vittime avevano mangiato questa pianta scambiandola per spinaci, borragine, bieta marittima e la lattuga selvatica; ma si tratta di un’evenienza che può manifestarsi quasi esclusivamente durante la raccolta delle piante selvatiche.

La mandragora si presenta come una pianta erbacea quasi priva di gambo, con foglie ovato lanceolate, di colore verde scuro e un caratteristico odore sgradevole. I suoi fiori hanno petali lilla e una corolla che può variare dal verde chiaro al giallo. I frutti sono bacche gialle di dimensioni variabili. La radice, di colore marrone, è ramificata.
Se non avete un’adeguata preparazione botanica, vi sconsiglio di rischiare nella raccolta di piante selvatiche che possano assomigliarle. Questo perché l’intossicazione da mandragora non è una situazione da sottovalutare, in quanto può essere pericolosa per la salute.

Si tratta di una pianta erbacea perenne, originaria delle regioni mediterranee. Nell’antichità era celebrata per le sue presunte proprietà magiche. Oggi, invece, è temuta per la sua tossicità, e non viene più utilizzata nemmeno in erboristeria, a causa della sua pericolosità. Le parti della pianta coinvolte nelle intossicazioni sono le radici, le foglie e le parti ipogee essiccate.
I principi attivi tossici presenti nella mandragora possono avere effetti dannosi sul sistema nervoso centrale, l’apparato gastrointestinale e il sistema cardiovascolare. I sintomi di intossicazione da mandragora includono secchezza delle fauci, visione offuscata, aumento della temperatura corporea, difficoltà di minzione, sonnolenza, tachicardia e molti altri.

In caso di sospetta intossicazione da mandragora, la prima cosa da fare è andare in ospedale, dove sarà eseguita una lavanda gastrica e verranno somministrati un antidoto e, se necessario, l’ossigeno.

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