Roma, 22 nov. (askanews) – Una ulteriore sorprendente crescita sia a livello nazionale che internazionale, scandita dall’apertura di tre sedi operative all’anno sin dal 2011. Oltre 100 dipendenti e un fatturato a +20%%. Anche nel 2022 Arthur D. Little Italia si conferma realtà consolidata sempre più coinvolta nei nuovi orizzonti di sviluppo e nei più diversi settori. Presente in più di 30 paesi con 50 sedi in tutto il mondo, la società multinazionale di consulenza si espande alla continua ricerca di innovazione nei processi, nel modello di consulenza e alle prestigiose partnership.
Temi come nuove tecnologie, digitalizzazione, green economy e sostenibilità sono il core business di una delle realtà di consulenza più all’avanguardia, dove l’Europa rappresenta all’incirca il 45% del network mentre il restante 55% è distribuito tra l’Asia, il Medio Oriente e le due Americhe. Fiore all’occhiello di Arthur D. Little è il cluster rappresentato dalla zona Sud Europa, trainato da Spagna e Italia. In particolare, ADL Italia rappresenta il 9% dell’entrate del gruppo, con una quasi totalità dei suoi ricavi esterni rivolti al business europeo.
Ne parliamo con Saverio Caldani, Saverio Caldani, amministratore delegato per i due paesi, che fa il punto sull’evoluzione del business: "E’ stato un 2022 estremamente positivo così come crediamo che anche l’anno prossimo sarà altrettanto positivo sia per il nostro paese sia a livello internazionale come società. Ritengo poi che il nostro risultato sia un indicatore importante a livello generale del mondo della consulenza che nel 2022 ha avuto delle performance piuttosto positive".
L’obiettivo è quello di anticipare le tendenze del mercato per offrire un servizio coerente con una evoluzione sempre più veloce. In Italia ad esempio è stato recentemente creato un team guidato da un partner altamente qualificato nel settore healthcare e life science per supportare le aziende nella fase di adeguamento alle nuove realtà ed evolversi di pari passo con l’evoluzione scientifica e tecnologica, migliorando la sicurezza e la salute delle persone.
"In questo scenario ADL è quasi obbligata a guardare avanti e all’innovazione, nel nostro Dna abbiamo l’obbligo e la predisposizione a guardare all’innovazione. Negli ultimi anni e guardando agli anni che verranno temi come transizione energetica, sostenibilità, guidati dagli investimenti del Pnrr, ci vedranno assolutamente impegnati. Industry che guardavano al carbon stanno tutte muovendosi verso la transizione energetica. Poi ci sono i temi nuovi, pensiamo al Metaverso, dove stiamo investendo con l’unica certezza che chi non sarà presente rischia di perdere una grande opportunità".
Anche le partnership accademiche sono un elemento imprescindibile per l’evoluzione del modello di consulenza, emerge però la difficoltà nel reperire competenze. C’è poi il tema dello smart working che – secondo Caldani – ha generato una maggiore individualità del singolo e una minore propensione al lavoro in team.
"La ricerca di nuovi talenti è la modalità nuova di lavoro. La pandemia ha inciso molto e lo smart working è diventato un protagonista".
"Lo smart working infatti a mio avviso presenta diverse problematiche. La prima riguarda i giovani dove in aziende come le nostre fatte di crescita intellettuale questa formula fa sì che i ragazzi perdano o crescano più lentamente quando sono soli a casa. Inoltre non si individuano più nei valori aziendali, perdono il contatto con l’azienda e si sentono meno legati. Stiamo dunque spingendo verso uno smart working ma controllato. Puntando a far rientrare le risorse in ufficio almeno tre volte alla settimana".
Tornando ai temi di scenario, per Caldani la convergenza fra i settori e la creazione di una rete allargata di competenze è la chiave di sviluppo di una nuova tendenza di open consulting verticale e altamente specializzata.