Italia alle prese con l’emergenza siccità: fiumi diventati rigagnoli, laghi dalla portata più che dimezzata, autorità al lavoro per contrastare il fenomeno con razionamenti a carico dei cittadini. All’origine del problema, temperature da settimane ben oltre la media del periodo e la perdurante assenza di pioggia dopo un inverno particolarmente asciutto. Nella prima metà dell’anno, per esempio, in alcune aree di Piemonte, Lombardia e Liguria è caduto soltanto un quarto della pioggia normalmente prevista. Per dare un’idea di quanto sta accadendo, si pensi che il livello del Po è attualmente il più basso degli ultimi 70 anni, ovvero dall’inizio delle rilevazioni, il lago Maggiore e il lago di Como hanno raggiunto riempimenti inferiori al 20% e oltre il 40% dei terreni irrigui è interessato da siccità severa o estrema, in alcuni casi da più di un anno. Risultato: la desertificazione interessa già un quarto del suolo italiano e la siccità non fa altro che peggiorare la situazione favorendo peraltro gli incendi, non a caso da gennaio già triplicati rispetto alla media. Stando così le cose, facile capire perché le Regioni abbiano chiesto al governo lo stato di emergenza con la limitazione dell’acqua solo per uso umano e agricolo, ma anche più fondi per la realizzazione di nuovi e più diffusi invasi per conservarla. Intanto centinaia di Comuni si sono già mossi autonomamente, specie in Piemonte e Lombardia, vietando l’irrigazione dei giardini, il riempimento di piscine o fontane e in alcuni casi perfino sospendendo le forniture notturne. Si vedrà come Palazzo Chigi affronterà l’emergenza nelle aree più colpite: probabile che i primi passi consistano nello stanziamento di ristori per le aziende agricole che rischiano di perdere una parte cospicua del raccolto e nella messa a disposizione delle risorse necessarie per far intervenire prontamente le autobotti laddove si dovessero seccare i rubinetti. ( Alessandro Vinci / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/siccita-l-emergenza-continua-ragioni-crisi-richieste-regioni/2d002c38-f305-11ec-970d-cecc1e4d6a45