Si celebra oggi il Sibling Day, una giornata dedicata ai fratelli e alle sorelle, brothers and sisters per dirla all’inglese, che in questa lingua spesso vengono accorpati in un’unica parola: “siblings”, appunto. Ma sibling significa anche qualcosa di più.
È infatti ormai consolidato nella terminologia anglo-americana l’utilizzo di questo sostantivo per indicare i fratelli di persone con disabilità o affette da patologie gravi/croniche, insomma persone la cui quotidianità è scandita dai tempi e dai modi in cui si manifesta la propria disabilità.
Ma sfatiamo questo mito: a differenza di quanto si possa comunemente credere, i sibling non sono necessariamente destinati alla frustrazione e all’infelicità. Spesso dimostrano anzi sorprendenti doti di sensibilità e capacità di resilienza, persino superiori rispetto a quelle dei propri coetanei. Ne sono un esempio Lorenzo – 23 anni – e Riccardo, rispettivamente fratello maggiore e minore di Aurora, una ragazza di 21 anni affetta da una rara forma di Sindrome di Rett (patologia già di per sé rara, neuro degenerativa, che colpisce nella stragrande maggioranza dei casi le bambine).
Lorenzo, come si svolge la sua giornata con una sorella con invalidità al 100%?
“Ho vissuto tutte le fasi della vita di mia sorella, sempre insieme. Ora lavoro come magazziniere da alcuni mesi e ogni mattina il primo bacio e il primo buongiorno sono per Aurora. La giornata si svolge in base a lei, ma anche agli altri due piccoli, mio fratello Riccardo di 10 anni e Andrea, di 6 anni, preso in affido. Quando torno da lavoro chiedo subito se c’è bisogno di me per dare una mano con i miei fratelli.”
Cosa pensa che accadrà dopo che i suoi genitori non ci saranno più?
“Non ci penso perché non mi so dare una risposta. Vivrò il momento, sicuramente lei non sarà mai da sola, io ci sarò.”
E Lorenzo chi vuole diventare?
“Senza dubbio un punto di riferimento per i miei fratelli, come lo sono stati i miei genitori e i miei nonni. Voglio essere un punto di riferimento per chi mi vuole bene e per chi mi sta accanto.”
L’intervista di Caterina Ceccuti ✍️