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L’Unione europea ha dato l’ok a un accordo che stabilisce un quadro per promuovere retribuzioni adeguate ed eque nei Paesi membri. Che finora sono 21: fanno eccezione Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia, Cipro. E l’Italia, in cui la maggior parte di chi lavora ha un contratto che già lo prevede. E questo, spiega Rita Querzè, è solo uno dei problemi nel caso in cui il nostro Paese decidesse di uniformarsi alle nuove regole.
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