Roma (askanews) – Nonostante le vaccinazioni e i green pass il mondo della musica e dell’intrattenimento fatica a ripartire: il Cts ha dato l’ok per le riaperture delle discoteche ma solo al 35%, compreso il personale dipendente del locale, mentre per i concerti il Governo dovrebbe dare un via libera all’ampliamento della capienza, ovviamente con obbligo di green pass. L’AFI, l’Associazione fonografici italiani che rappresenta e tutela gli interessi delle piccole e medie imprese di produttori discografici indipendenti, durante la pandemia ha più volte sostenuto l’importanza di ristori adeguati per un settore che rappresenta una vera e propria industria per il Paese, e oggi si batte per far ripartire – in sicurezza – il mondo dell’intrattenimento. Il suo Presidente, Sergio Cerruti, spiega:"Io credo che i nostri referenti istituzionali siano un po’ una spia della non professionalizzazione della politica, nel senso che tutti i settori in un momento di collasso di economia globale hanno avuto bisogno di supporto e mai come in questo momento sono venute fuori tutte le inefficienze e tutta l’impreparazione anche dei vari ministeri nell’intercettare le esigenze di ognuno. Non esiste una Direzione Generale Musica all’interno del Ministero, che non ha identificato tutte le varie aree del nostro settore, e forse non è riuscito a mettere in campo, ma proprio per un problema di conoscenza, le giuste reazioni e le giuste regole per far ripartire in sicurezza il nostro settore. Comunicare al Cts quelle che possono essere le caratteristiche per le riaperture deve essere fatto dal Ministero di riferimento con una preparazione tale da poter convincere chi ti deve dare l’autorizzazione che questo è possibile. Cosa avvenuta nel resto del mondo ma che in questo caso ci proietta per l’ennesima volta nell’immaginario che la cultura fa parte della storia del nostro Paese ma non del nostro presente e probabilmente non fa parte del nostro futuro. Per questo c’è uno stato di emergenza ancora attuale nel quale noi dobbiamo radicalmente cambiare l’approccio nei confronti della cultura, che è un’industria, e della musica che è un lavoro".
Secondo Cerruti è quindi necessario cambiare l’approccio nei confronti dell’industria culturale in generale e di quella musicale in particolare, ma oggi è anche indispensabile trovare nuovi referenti a livello istituzionale. "Quello che noi chiediamo è un rinnovamento di tutte le aree dirigenziali del Ministero di riferimento o anche un cambio di Ministero. IN 04.53 OUT 05.15 Trattandosi di imprese, trattandosi di economia globale, forse essere al Ministero della Cultura non è proprio una grande idea, forse dovremmo migrare l Ministero dello Sviluppo Economico, dovremmo essere trattati come imprese? Noi quello che chiediamo è o un’organizzazione diversa del nostro Ministero o per quel che mi riguarda, un trasferimento bello e buono".
Ora è fondamentale che anche i Comuni e gli Enti locali ripensino le politiche culturali. E all’indomani delle elezioni amministrative Cerruti, che è anche vicepresidente di Confindustria Cultura Italia, dice: "I Comuni sono assolutamente importanti. Dato che l’Assessore alla cultura ricopre tutta una serie di compiti nelle grandi città, è auspicabile che chi prende quel ruolo sia professionalizzato anch’egli, rendendosi conto che ci sono le Fondazioni lirico-sinfoniche, ci sono i musei ma che ci sono un’industria fatta di imprenditori, fatta di dipendenti, fatta di esigenze. Mi dispiace che nella mia città natale, Roma da ambo gli schieramenti non c’è un progetto politico che riguarda la cultura che sia credibile".