Cos’è l’Autonomia differenziata e cosa cambierebbe se anche la Camera la approvasse?
Lo scopo della legge è lasciare alle regioni più competenze: le Regioni a statuto ordinario potranno richiedere allo Stato più autonomia su 23 materie in base anche a quanto sancito dagli articoli 116 e 117 della Costituzione.
Parliamo di ambiti importanti come, solo per dirne alcuni, Salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Cultura e Trasporti.
Quindi, come funziona?
Una Regione fa richiesta al governo e invia una proposta: dopo un negoziato si raggiunge un’intesa, che deve poi passare per il parlamento come disegno di legge.
A quel punto, la regione avrà delle competenze in più rispetto ad oggi.
Quindi una regione potrà fare come vuole? Non esattamente, perché l’autonomia deve essere comunque subordinata ai lep, cioè ai livelli essenziali delle prestazioni da assicurare ai cittadini su tutto il territorio nazionale.
Il governo deve ancora stabilirli – e ad oggi esistono solo nella sanità (che sarebbero i lea). Questo è uno step necessario e obbligatorio alla realizzazione delle autonomie.
Infatti ogni regione autonoma dovrà assicurare uno standard minimo, imposto appunto dai Lep, per i vari servizi. L’obiettivo dei lep è che tra regioni non ci sia una differenza di qualità.
Questo, però, è uno dei punti più dibattuti: perché ad oggi, in realtà, queste disuguaglianze esistono eccome e per colmarle servirebbero degli investimenti importanti. Ma come sappiamo tutti, i soldi non ci sono. E proprio per questo le opposizioni ritengono che l’autonomia non farà altro che alimentare le disuguaglianze e cristallizzarle.
Dall’altro lato, invece, la maggioranza sostiene che servirà a facilitare e accelerare le procedure amministrative di ciascuna regione.
a cura di Olimpia Peroni