ROMA (ITALPRESS) – “Per la scuola dell’infanzia siamo passati a 5 casi entro 5 giorni, solo dopo il quinto caso si chiude. Una situazione molto difficile da trovare. Cinque casi entro 5 giorni per la quarantena anche per la scuola primaria, parliamo di non vaccinati. Con le superiori invece la quarantena scatta dopo due casi. Dobbiamo dare un segnale, il decreto non vuole e non può essere una norma discriminatoria, anche perchè è molto difficile arrivare a 5 casi in 5 giorni in una classe, quindi difficilmente si raggiungerà questa situazione”. Così Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, a Rainews24.
“La discussione in Consiglio dei Ministri è stata serena, la norma non è discriminatoria, ma è un segno di ripartenza. Ci muoviamo su un percorso di riapertura e normalità che si basa sulla responsabilità. E la tutela può essere data solo dal vaccino”, aggiunge.
“Abbiamo dei dati molto chiari che ci permettono di seguire la pandemia nelle scuole giorno per giorno. I contagi sono cresciuti nelle due settimane successive all’apertura perchè ci sono stati durante le festività, poi la curva è diventata più piatta e adesso ci dà un segnale che inverte la tendenza. Dunque apertura con cautela e responsabilità – sottolinea il ministro -. Ma non demonizziamo la DAD, ci ha permesso di mantenere il contatto con i ragazzi. Poi ci deve essere un sistema che la includa in un percorso, che sia uno degli strumenti digitali che i ragazzi usano tutti i giorni”.
(ITALPRESS).
“La discussione in Consiglio dei Ministri è stata serena, la norma non è discriminatoria, ma è un segno di ripartenza. Ci muoviamo su un percorso di riapertura e normalità che si basa sulla responsabilità. E la tutela può essere data solo dal vaccino”, aggiunge.
“Abbiamo dei dati molto chiari che ci permettono di seguire la pandemia nelle scuole giorno per giorno. I contagi sono cresciuti nelle due settimane successive all’apertura perchè ci sono stati durante le festività, poi la curva è diventata più piatta e adesso ci dà un segnale che inverte la tendenza. Dunque apertura con cautela e responsabilità – sottolinea il ministro -. Ma non demonizziamo la DAD, ci ha permesso di mantenere il contatto con i ragazzi. Poi ci deve essere un sistema che la includa in un percorso, che sia uno degli strumenti digitali che i ragazzi usano tutti i giorni”.
(ITALPRESS).