È entrato nel vivo a Reggio Emilia il processo per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana scomparsa a maggio 2021 dalle campagne di Novellara, ritrovata poi senza vita dopo circa un anno e mezzo. Presenti in aula i cugini e lo zio della giovane, mentre erano ancora una volta assenti i genitori. La madre è latitante, mentre il padre si trova in carcere a Islamabad: era previsto un suo videocollegamento con la Corte d’Assise reggiana (e non era la prima volta) ma non c’è stato. Eppure, Simone Servillo, il suo legale in Italia, ha spiegato ai giornalisti di aver ricevuto una mail dall’avvocato pakistano di Shabbar Abbas, secondo cui l’uomo è disponibile a partecipare in videocollegamento al processo. "Oggi c’è la sua oggettiva e dichiarata volontà di partecipare al processo" ha assicurato. Il primo teste è stato Pasqualino Lufrano, fino a qualche anno fa comandante della stazione dei carabinieri di Novellara. A inizio estate 2020 fu lui ad occuparsi per primo della vicenda della giovane, quando ancora le denunce nei confronti dei genitori non erano state formalizzate. "Se si fosse agito in modo tempestivo, forse Saman sarebbe ancora viva” il commento di Teresa Manente, avvocato di Differenza Donna, una delle associazioni ammesse come parte civile nel processo. La legale del fidanzato invece ricorda: "I suoi genitori devono venire in Italia, in Pakistan minacce dal clan di Shabbar".
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