Roma prigiorniera dei nasri di cantiere
I nastri di plastica della municipale continuano a deturpare il panorama della Capitale, creando non solo un problema estetico ma anche un danno ambientale.
Pollai arancioni e nastri gialli, sono infatti un binomio che ormai caratterizza il paesaggio urbano, e non risparmia nessuna zona. Dal Circo Massimo a Ponte Milvio, da piazza Mazzini fino a Villa Ada, la città è tappezzata di queste strisce plastiche. Nonostante le direttive del 2019 che sollecitavano un uso più attento e una rimozione accurata di questi elementi temporanei, la situazione non sembra essere migliorata.
Un biglietto da visita non proprio edificante per i turisti e una consuetudine insopportabile per cittadini.
Spesso rimangono attaccate ai pali e ai lampioni. Altre volte si staccano e, quando va bene, si adagiano sull’asfalto altrimenti diventano rami artificiali tra le chiome di alberi e vegetazione, soprattutto ai bordi dei fiumi Tevere e Aniene. L’utilizzo indiscriminato e l’abbandono, col mancato smaltimento corretto di questi materiali, oltre a degradare il panorama, creano anche un problema per l’ambiente.
Un pericolo per gli ecosistemi acquatici e non solo.
Le plastiche finiscono spesso per accumularsi lungo i verdi argini del Tevere, che ospita una meravigliosa e ricca biodiversità, e poi nelle sue acque. E può rappresentare un grave problema. Nel Mediterraneo ogni anno finiscono migliaia di tonnellate di plastica. E l’inquinamento inizia spesso dalle città. Una volta nei fiumi e poi in mare, avviene un processo di deterioramento che trasforma le plastiche in microplastiche. Queste entrano poi nella catena alimentare marina e, se si mangiano prodotti ittici, nel nostro corpo. (Corriere Tv). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/roma/roma-prigioniera-dei-nastri-di-plastica-della-polizia-municipale/38b254c4-3136-4a19-ba35-5815b3e16xlk/38b254c4-3136-4a19-ba35-5815b3e16xlk