Roma, 2 nov. (askanews) – Un convegno per discutere delle novità in ambito cardiologico, che quest’anno hanno riguardato il perdurare del rischio da Covid-19 e "long Covid", la medicina dello sport, l’approccio ecocardiografico delle patologie cardiovascolari e valvolari cardiache. Si è svolta nella Capitale la XVIII Edizione di Roma Cuore 2021, dove si è parlato anche di prevenzione cardiovascolare verso un fattore di rischio estremamente importante per le patologie cardiovascolari: il fumo, fattore di rischio che ancora determina in Italia oltre 30.000 morti all’anno.
"I centri antifumo – sorttolinea il Prof. Fabio Beatrice, Fondatore Centro Anti-Fumo Ospedale San Giovanni Torino – sono una interlocuzione tecnica estremamente importante per i fumatori ma che piacciono molto poco ai fumatori, perché sugli 11,5 milioni di fumatori vengono nei centri antifumo 8mila persone all’anno. Sono pochissimi, per cui proporre centri antifumo che peraltro presentano grossi costi di gestione, come unica misura di sostegno alla cessazione da un punto di vista della sanità pubblico a mio parere non ha alcun significato".
Ma qual è la situazione normativa della lotta al fumo in Europa e negli USA? "Negli Stati Uniti, per la lotta al fumo – spiega il Prof. Dimitri Richte, Direttore Dip. Cardiologia Ospedale Euroclinic Atene – abbiamo una soluzione unificata, decisa dalla Fda, che stabilisce se un prodotto può essere nominato a rischio ridotto o no. Qualche settimana fa abbiamo avuto anche la prima sigaretta elettronica che è stata approvata anche per circolare negli Stati Uniti dopo aver passato tutti i controlli. In Europa non abbiamo un regolamento unificato e ogni Stato decide per sé, cosa che provoca molte divergenze e secondo me, come Unione europea, dovremmo avere esattamente come per i farmaci la stessa cosa per tutti i nuovi prodotti del tabacco".