Jamil Sadegholvaad, 49 anni, nato a Rimini da papà iraniano e madre romagnola, è il primo sindaco di un comune capoluogo di origine straniera. La città felliniana, infatti, ha scelto l’ex assessore della giunta uscente come nuovo primo cittadino già dal primo turno, con un risultato di poco superiore al 51%, sufficiente ad evitare il ballottaggio. Diversamente da quanto accordato per altri comuni, a Rimini Sadegholvaad non ha avuto anche l’appoggio del M5S, che ha invece sostenuto un altro membro della ex giunta, Gloria Lisi, ottenendo appena il 2,4%. "Credo che questi risultati da prefisso telefonico si stiano ripetendo sempre di più – è l’affondo del nuovo sindaco- e che sia opportuno cercare punti di condivisione per un percorso insieme". A proposito di no vax, vista la presenza nel neo-eletto parlamentino locale anche dell’aspirante sindaco del Movimento 3V, Sadegholvaad si dice perplesso, mentre sull’assenza ancora oggi di una legge sullo ius soli, spiega: "Ho rimproverato più volte il Pd per aver affrontato alcune battaglie nel momento storico sbagliato. Bisogna trovare il modo giusto: non credo sia opportuno dare in maniera indiscriminata la cittadinanza a chi nasce su un territorio. Ci deve essere una condivisione di valori, di principi, di ideali. Questo per me è molto importante" conclude Jamil Sadegholvaad, il primo sindaco "melting pot" di Rimini, dove il padre gestisce da oltre 40 anni un negozio di tappeti e dove vive insieme alla figlia e alla moglie afro-brasiliana. "A casa mia c’è diversità di religione – conclude- e si parlano correntemente tre lingue".
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