Roma, 9 giu. (askanews) – Unificare Camera e Senato in un’unica assemblea nazionale di 600 membri che sia finalmente rappresentativa ed efficiente. E’ la proposta di riforma costituzionale parlamentare presentata dal direttore dell’Avanti Claudio Martelli, dal costituzionalista Beniamino Caravita e dal deputato di Forza Italia Simone Baldelli.
La proposta punta a superare l’annoso problema italiano del bicameralismo perfetto e al contempo a rimediare alle storture derivanti dalla riduzione del numero dei parlamentari, che entrerà in vigore con la prossima legislatura.
Su quest’ultimo punto Claudio Martelli ha spiegato così l’iniziativa: "E’ la soluzione a un problema dell’Italia: quello di avere una democrazia rappresentativa che sia effettivamente rappresentativa di tutto il territorio nazionale. Con due Camere, di cui una di 200 senatori, sarà impossibile rappresentare le province autonome, Trento, Bolzano, la Valle d’Aosta, la Basilicata e forse anche altre piccole regioni".
"Non solo – ha proseguito -: si spazzerebbero via tutte le forze minori o addirittura quelle medie, quindi avremo un Parlamento diviso a metà, non rappresentativo, una parte del quale farebbe fatica a funzionare: con 200 membri soltanto le Commissioni come farebbero a esaminare tutti i provvedimenti di legge? Si adrebbe avanti come si è cominciato a fare da anni e cioè che il Senato approva, recepisce, fa propri, i disegni di legge, i provvedimenti adottati dalla Camera".
"Ma se è così – ha sottolineato Martelli – allora è meglio che si fondano insieme in un’unica assemblea nazionale, un’unica assemblea legislativa di 600 membri, rappresentativa di tutto il territorio nazionale, rappresentativa di tutte le forze politiche e soprattutto capace di restituire al Parlamento la sua autorevolezza, la sua competenza, la sua capacità di guidare un grande Paese come l’Italia".
Ma ci sarebbero i tempi per approvare una riforma di tale portata prima dell’entrata in vigore del taglio dei parlamentari? "I tempi ci sono eccome – afferma Martelli -! Soprattutto se la legislatura va alla scadenza naturale, cioè nel 2023, abbiamo 20 mesi. Se c’è un vasto accordo ne bastano tre di mesi per fare una riforma che farebbe del Parlamento italiano un modello di rappresentatività, di efficienza, di tempestività e quindi di velocità anche nell’adozione dei provvedimenti".
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