Firenze, 27 gen. (askanews) – I musei al tempo della pandemia, il rapporto con la comunità e uno sguardo ai progetti che stanno per aprirsi, pur in un anno difficile. Arturo Galansino è il direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, museo che ha organizzato negli ultimi anni esposizioni importanti, dagli scivoli di Carsten Holler al mondo di Marina Abramovic, per arrivare alla grande mostra su Tomas Saraceno che ha attraversato tutto il periodo del lockdown. Abbiamo affrontato con lui una conversazione a tutto campo sui temi della cultura, partendo ovviamente dalle riaperture dei musei.
"Anche se forse in modo più simbolico che pratico e reale – ha detto ad askanews – riaprire i musei, almeno quelli che possono riaprire, perché molti non hanno ancora potuto e non so se riusciranno a farlo nei prossimi giorni, credo sia stato un gesto importante, ma più che altro doveroso, perché i musei hanno un ruolo sociale, hanno una funzione e, essendo musei pubblici quelli che finora hanno riaperto, hanno anche un dovere nei confronti dei cittadini".
Diverso il discorso per le istituzioni private, come Palazzo Strozzi, che però in questo momento non ha mostre aperte. Ma nei mesi scorsi, proprio con Saraceno, le sale sono tornare ad accogliere i visitatori e, ci ha detto il direttore, i numeri non sono stati trascurabili, pur nel rispetto di tutte le misure di sicurezza anti Covid. "Un museo che rispetta le regole e mantiene prudenza – ha aggiunto Galansino – può accogliere anche grandi numeri".
Negli ultimi mesi, poi, il museo fiorentino ha utilizzato gli spazi del cortile del palazzo, luogo esterno e quindi accessibile anche in regime di chiusura delle mostre, per allestire un progetto di Marinella Senatore, che in un certo senso ha rappresentato una sorta di opera di arte pubblica rivolta alla comunità, parola decisiva per i musei di oggi.
"Bisognava ricucire un po’ tutti questi pezzi che si erano lacerati – ha proseguito il direttore – cercando di riconnetterci con la società in un momento nel quale era quasi impossibile e cercare di riconnettere tra loro le persone in un momento in cui era ancora più difficile, in un momento di distanziamento sociale e ci siamo resi conto che le fasce più deboli erano quelle ancora più svantaggiate".
Per questo gran parte del progetto digitale legato alla mostra della Senatore si è rivolto alle fasce più deboli ed emarginate, come per esempio le carcerate di Sollicciano. Ma quest’anno è anche il momento per nuove ambiziose esposizioni, a partire da quella sull’arte americana dal 1961 al 2001, prevista in primavera, per arrivare all’evento autunnale dedicato a una star globale come Jeff Koons.
"Una mostra che ha un livello di produzione veramente faraonico – ha concluso Arturo Galansino – una mostra molto difficile. A entrambe le esposizioni lavoriamo da diversi anni e sarebbe stato un peccato innanzitutto cancellarle, ma al di là di questo Palazzo Strozzi ha un suo ruolo, quello di portare in città eventi internazionali, di grande ampiezza, di grande ambizione. Quindi non potevamo esimerci dal nostro compito e in particolare, anche se qualcuno ci considera temerari, non ci potevamo tirare indietro perché Palazzo Strozzi ogni anno porta questi eventi che hanno valore culturale e sociale, ma hanno anche un valore economico e politico per quanto riguarda la proposta culturale di Firenze".
Il tema, in fondo, è quello di mettere effettivamente in pratica formule come "Ripartire dalla cultura" e, in un periodo storico come quello attuale, per farlo occorre anche saper rischiare.
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