Milano, 13 gen. (askanews) – Oltre 300 chilometri di costa, con bellissime spiagge che sono prese d’assalto ogni estate da milioni di persone. La provincia di Kwazulu-Natal, nell’area di Durban, è una delle principali mete del turismo balneare del Sudafrica. Per proteggere questa industria, molto importante nell’economia del Paese africano, le autorità hanno messo a punto un sistema anti-squalo che è stato molto criticato da parte dei gruppi ecologisti.
Delle reti di pescatori lunghe circa duecento metri e profonde sei proteggono i bagnanti dal rischio di un incontro ravvicinato con gli squali. Ma a farne le spese sono, non solo questi ultimi, ma anche delfini e tartarughe.
"Con queste reti, che oltretutto non impediscono ai grandi squali di avvicinarsi alle spiagge, diamo alla gente un falso messaggio di sicurezza. Inoltre, così si fa credere che occorra proteggersi dagli squali, quando in realtà bisognerebbe cambiare la testa delle persone", ha spiegato Jean Harris, direttrice della ong Wild Oceans.
"Sono maestosi, potermi immergere con loro e vederli nel loro habitat è stupendo", ha raccontato Chantel Elston, una appassionata di immersioni. Purtroppo questa opzione è sempre più rara, visto che con le nuove misure anti-squalo si calcola che ogni anno finiscano nella maglie della morte circa 400 esemplari.
"Prima questa era chiamata l’escursione con gli squali tigre. Ma da due anni è davvero difficile incontrarne", ha aggiunto Gary Snodgrass, istruttore e gestore di un club di immersioni.
Una situazione tanto più criticata, quella delle reti anti-squalo, in quanto non è stato registrato alcun episodio mortale in queste zone da 67 anni. E a livello globale nel 2019 sono stati registrati un centinaio di attacchi in tutto il mondo.