Quella del Titan è solo l’ultima delle tragedie nella storia dei sottomarini

di solobuonumore

Quella del Titan è solo l’ultima delle tragedie nella storia dei sottomarini

Sono stati ritrovati i detriti del Titan, il sottomarino disperso, a 500 metri dalla prua del Titanic. 
Per ora sono solo parti della prua, dello scafo e altri piccoli pezzi. Nessuna traccia dei corpi dei cinque passeggeri.

Secondo la guardia costiera statunitense il Titan sarebbe imploso domenica durante la discesa verso il Titanic. Le vittime a bordo sono quindi morte nell’immediato a causa della catastrofica implosione dovuta alla perdita della camera di pressione.

Questo incidente va ad aumentare il numero delle tragedie dei sottomarini – Ripercorriamo qualche caso. 
Il 15 novembre del 2017 si persero le tracce dell’ARA San Juan, con un equipaggio di 44 militari tra cui la prima donna sommergibilista dell’argentina. La Marina militare argentina ne ha annunciato il ritrovamento quasi precisamente un anno dopo, il 17 novembre del 2018. Dato che l’ultimo messaggio trasmesso rilevava un problema alle batterie, è nata l’ipotesi di una esplosione o implosione – avvertita, tra l’altro, a 3 ore dalla scomparsa da due stazioni idroacustiche. 

O, ancora, la tragedia del sottomarino russo K-141 Kursk. L’incidente avvenne nel 2000 durante un’esercitazione militare con dei siluri che, secondo la versione ufficiale della commissione d’inchiesta, finì male, provocando due esplosioni. Il sottomarino si appoggiò a 108 metri di profondità: l’equipaggio non morì nell’immediata esplosione. I superstiti morirono 8 ore dopo l’incidente ma, in quell’arco di tempo, i soccorsi non riuscirono comunque a recuperarli. 

Una storia che invece vede dei sopravvissuti è quella dello Squalus –  un sommergibile statunitense con un equipaggio di 59 uomini. Il 23 maggio del 1939 era occupato nel 19esimo test di immersione. Tutto procedeva bene fino a che al suo interno, durante la discesa, alcuni marinai non hanno avvertito un forte fischio alle orecchie – un cambio di pressione, quindi, che in un sottomarino può risultare letale. 

A causa di un malfunzionamento si è allagata parte del sottomarino – parte che venne subito isolata lasciando annegare nell’acqua gelida dell’oceano 26 uomini che si trovavano al suo interno. Le loro morti permisero ai 33 superstiti di sopravvivere, aspettando i soccorsi a 74 metri di profondità. 
In quell’occasione venne usata per la prima volta, per recuperare l’equipaggio la McCann Rescue Chamber, una sorta di capsula che si aggancia all’entrata del sottomarino. 
Solo una settimana dopo, però, ci fu un altro incidente. Quello dentro il sottomarino Thetis. Si salvarono solo 4 marinai, ne morirono 99.

Le persone morte nei sottomarini per malfunzionamenti e incidenti sono, purtroppo, numerose. 
E più si scende nei fondali più il rischio aumenta, sia perché la pressione è più forte e sia perché è più difficile, come abbiamo potuto capire in questi giorni, rintracciare negli abissi, al buio e senza comunicazione, un sottomarino. 
Ora è comunque importante accertare le cause che hanno portato all’implosione del Titan, di modo che si possano sempre di più limitare i rischi durante le esplorazioni. 

Nel frattempo molti esperti si interrogano sulla possibilità di partire dalla tragedia del Titan per concepire delle norme internazionali che regolamentino le immersioni – un po’ come dopo la tragedia del Titanic, 111 anni fa, si istituirono nuovi controlli e norme.
Altri, invece, si chiedono se ad oggi siamo o meno pronti a questo tipo di turismo estremo – e se sia consono che basti solo un’elevata somma di denaro per poter accedere a delle esplorazioni che mettono altamente a rischio la vita.

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