a cura di Olimpia Peroni
Putin ha vinto con quasi il 90% dei voti nelle elezioni presidenziali – e con un’affluenza “da record”, più di 7 persone su 10 sono andate a votare. Era prevedibile? Sì.
Anche nelle quattro regioni ucraine parzialmente controllate dalle truppe di Mosca e annesse dalla Russia nel 2022 è stata annunciata la netta vittoria di Putin – tra l’88 e il 95%.
Putin ha 71 anni, è al potere da 24 – e ora, per lui, si apre il quinto mandato. Resterà al Cremlino fino al 2030.
Praticamente nessuno avrebbe mai messo in dubbio la sua vittoria. Ma perché è, visti i numeri che fa al seggio, il presidente più amato di sempre? Non esattamente.
Già giorni prima delle elezioni, dei funzionari hanno confidato al Moscow Times che studenti, laureati e giovani ricercatori hanno subito per settimane pressioni dalle autorità locali, università, datori di lavori per andare a votare – e votare per Putin. Un’affluenza importante è un grosso segnale di consenso e partecipazione, di cui Putin ha comunque bisogno. Anche se non esattamente.. spontaneo.
Ci sono anche denunce di possibili brogli – alcune hanno cominciato a sollevarsi già da prima delle elezioni, quando i critici del regime hanno denunciato l’opaca gestione dei voti telematici.
In Russia è difficile, se non quasi impossibile, fare dissenso o opposizione. Gli altri candidati li sceglie la Commissione centrale per le elezioni – che però è espressione diretta del Cremlino. Ad esempio Ekaterina Duntsova, che chiedeva la fine della guerra in Ucraina, riforme democratiche e il rilascio dei prigionieri politici, è stata esclusa dalle presidenziali.
Secondo il ministero dell’Interno russo, però, non ci sarebbe stata alcuna violazione nelle operazioni di voto.
In questi tre giorni di elezioni in diverse città sono state organizzate azioni di sabotaggio nelle sedi dei seggi elettorali. Come il gettare inchiostro nelle urne che, essendo trasparenti, non consentono di esprimere la propria preferenza nel completo anonimato. Il gesto di questi dissidenti ha un preciso valore simbolico. In realtà, infatti, non si tratta di inchiostri ma di un antisettico verde già molto usato contro i dissidenti in Russia e in Ucraina, in particolare sul volto.
In molti hanno letto questi gesti anche come un omaggio a Navalny, che nel 2017 fu colpito da questo antisettico rischiando di perdere un occhio.
E, a proposito, ci sono state anche proteste in memoria del dissidente, morto in un carcere in Siberia poche settimane fa. Domenica 17, ultimo giorno di elezioni, a Mosca c’è stata una protesta pacifica lanciata dalla vedova Yulia Navalnaya che aveva invitato tutti gli elettori in disaccordo con le politiche del Cremlino a recarsi contemporaneamente alle urne a mezzogiorno e scrivere sulla scheda il nome del marito morto. Ci sono stati oltre 70 arresti.
Insomma, che Putin vincesse era prevedibile. Si potrebbe parlare di propaganda, di elettori costretti, sfiduciati – la cosa certa, però, è che tutti questi elettori vivono in un Paese dove anche solo concepire un’opposizione, un programma politico diverso da quello di Putin, è difficile da 24 anni. Chi ha la mia età, in Russia, non ha mai potuto vivere nulla di diverso da Putin. E continuerà a essere così almeno fino al 2030. Dico “almeno” perché ha cambiato la Costituzione per poter restare al potere fino al 2036, quando avrà 84 anni.
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