Il prezioso volume di Piero Damosso, panna vibrante della San Paolo. L’incontro con i pontefici che hanno saputo cambiare il mondo, dalla "Pacem in terris" di Giovanni XXIII
Credetemi. Non sono di sicuro un coriaceo credente. Dopo gli inganni del catechismo, legato ai luoghi comuni e alle bugie del lontano passato, mi sono allontanato bruscamente dalla fede. Ne ho viste troppe nella mia vita, davvero di ogni genere. Però con la maturità e l’amore totale per il dialogo e la sua forza, ho registrato diversamente le mie controverse idee. Devo dire che in questo corso di recupero mi hanno aiutato quattro Papi, che ho avuto la gioia di incontrare e di frequentare. Con Giovanni XXIII, che conobbi da ragazzo, anzi da poco più di un bambino, ho giocato persino a pallone a Castel Gandolfo. Mi ha lanciato la palla, chiedendomi se ero in grado di afferrarla. Fu lui l’artefice della favolosa "Pacem in Terris". Paolo VI mi ha conquistato con la sua totale e profonda schiettezza. Di Joseph Ratzinger ricordo poco, solo che una volta gli mandai un brusco messaggio, chiedendoli perché avesse battezzato sotto Pasqua il mio collega Magdi Allam. Inutile sceneggiata. Sia lui che io sapevamo bene (almeno presumo) che Magdi era un Cristiano copto e la cerimonia mi parve davvero ridicola. Ho amato Papa Giovanni Paolo II, pur non avendolo mai intervistato, anche se fu lui a farmi scoprire che avevo un filo di sangue ebraico anche nelle mie vene. La mia bisnonna materna era di Cracovia, e apparteneva a una nobile famiglia del futuro stato di Israele. Si chiamava Katerina Lavarovich, e io sono grato al pontefice per questa scoperta. Infine Bergoglio, il grandissimo Papa Francesco, che mi ha conquistato e ricondotto, prendendomi delicatamente per mano, fino al ripensamento. Dovunque mi trovi, domenica alle 12 in punto sono davanti alla televisione per ascoltare la sua voce sulla guerra, sull’aggressione della "Povera Ucraina", e sui conflitti, ahimè tutti collegati, che infestano il mondo. Francesco, che ho incontrato molte volte, prima aveva parlato di una "Terza guerra mondiale a pezzi", adesso ha aggiornato la sua denuncia inneggiando all’unica strada che ci può portare alla pace: il dialogo vero, la condivisione, il rispetto delle convinzioni di ciascuno. Vi dico subito che ho esultato leggendo il libro del caro e prestigioso collega Pietro Damosso, dal titolo "Può la Chiesa fermare la guerra?(San Paolo editore). La risposta è un SI assolutamente convinto e rumoroso. Damosso, che collabora da sempre con Padre Enzo Fortunato, prezioso sostenitore da sempre del dialogo, ci offre, in un libro davvero straordinario, riflessione profonde, che aiutano a capire, ben oltre le parole, l’importanza del fare, e la gioia di voler costruire. Vi lascio alla splendida lettura del libro di Pietro Damosso, amici che mi seguite. ( Antonio Ferrari / ( LaPresse/AP – CorriereTv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/vicino-oriente/puo-chiesa-davvero-fermare-guerra/90c34d5e-39fe-11ee-9801-aecf392c8ad5