Il 23 dicembre 1978 un aereo dell’Alitalia impattò a poche miglia dalla pista: 108 morti, 21 i superstiti. Il racconto di Carlo Pavone, prof di urologia al Policlinico universitario di Palermo
Trentotto minuti dopo la mezzanotte del 23 dicembre 1978, antivigilia di Natale, il DC 9 dell’Alitalia "Isola di Stromboli", volo straordinario partito da Roma Fiumicino, impatta violentemente con l’ala sul mare a poche centinaia di metri dalla pista dell’aeroporto palermitano di Punta Raisi . L’aereo si spezza in tre tronconi e nel giro di poco tempo affonda. Il grave incidente costerà la vita a 108 persone, in 21 riusciranno a salvarsi. Si tratta di uno dei disastri aereo peggiori della storia italiana, anche se pochi lo ricordano.
Le cause non verranno mai del tutto accertate, ma l’ipotesi prevalente è che il pilota abbia scambiato le luci dei pescherecci per le luci della pista. Un errore fatale nelle procedure di atterraggio (così dirà l’inchiesta ufficiale) che costerà la vita a 103 passeggeri e ai 5 membri dell’equipaggio. Ma per i familiari delle vittime le responsabilità sono altre.La notte del disastro parte delle luci sulla pista erano spente e il sistema di atterraggio strumentale era fuori uso. Anomalie e disfunzioni. Per non parlare dei soccorsi. Arrivarono quando orami era troppo tardi: le motovedette di emergenza erano incredibilmente fuori uso.
Di 17 passeggeri non fu mai recuperato il corpo, mentre 21 persone riusciranno a salvarsi nuotando nelle acque gelide aiutati dai pescatori di Terrasini.Tra queste c’è Carlo Pavone , oggi professore di Urologia al Policlinico universitario di Palermo, a quel tempo studente 20enne di ritorno a casa per le festività di Natale. Il suo racconto di come si è salvato quella notte ha dell’ incredibile. 45 anni dopo l’incidente aereo, la sua è una testimonianza da pelle d’oca.
IL VOLO SPECIALE
«Non avemmo nessuna percezione di ciò che sarebbe successo. Era il 23 dicembre, erano passati trentotto minuti dalla mezzanotte, eravamo tutti felici di tornare a casa in Sicilia. E ci sentivamo fortunati per essere riusciti a salire su quell’aereo, un volo speciale per rispondere alla grande richiesta. Altri non erano riusciti a imbarcarsi ed erano rimasti a Fiumicino». Inizia così il racconto di Carlo Pavone, uno dei 21 miracolati sopravvissuti di quel tragico volo Fiumicino-Palermo Punta Raisi.«A un certo punto sentimmo un forte botto, come di un’auto che sbatte. Era l’aereo che toccava con l’ala il mare e ci finiva dentro. Fu terribile. D’improvviso fu il buio e il freddo. L’aereo si spezzo in tre tronconi seppi poi. Io mi trovavo al centro della fusoliera, vicino alle ali. Fui prima schiacciato contro i sedili davanti e poi risucchiato come tutti sott’acqua. Ero imprigionato dalle cinture di sicurezza. Attimi assurdi in cui pensai che non ce l’avrei fatta».
SOTT’ACQUA AL BUIO
Pavone invece riuscì a… ( di Valentina Baldisserri / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/punta-raisi-disastro-aereo-natale-dimenticato-sopravvissuto-finii-sott-acqua-ma-mi-salvai/2306c050-a094-11ee-8a50-aa124a9df6fa
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