Intervista al saggista, autore del libro «La correzione del mondo» (Einaudi Stile libero), dedicato a cancel culture e politicamente corretto
Abbattere statue, riscrivere libri, «cancellare» il passato. Il giornalista Davide Piacenza (1989) ha provato a fare chiarezza intorno a uno dei grandi dibattiti del nostro tempo, quello legato al politicamente corretto, e a orientarsi attraverso una selva di termini anglofoni: «cancel culture», «woke», «queer baiting», «call-out culture», «gaslighting»…
Nasce così La correzione del mondo, il saggio che Piacenza ha da poco pubblicato per Einaudi, nella collana Stile libero. L’autore si rivolge al lettore italiano, che ha ereditato una battaglia culturale nata negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Oggi ci sono due squadre in campo: una impegnata a «combattere» il politicamente corretto e un’altra a favore del politicamente corretto, riducendo in questo modo il dibattito a uno scontro tra fazioni e impoverendo i termini di una discussione che ha invece risvolti cruciali.
I Paesi che hanno una pesante eredità coloniale hanno infatti cominciato, da tempo, a guardarsi alle spalle per provare a posare le fondamenta di una nuova società, libera dal pregiudizio. Proprio da qui inizia la riflessione sui termini da usare nel linguaggio di ogni giorno e su quelli da contestualizzare nelle opere letterarie, per esempio nigger, la parola «negro» che spesso si incontra nelle opere letterarie (ha fatto scuola il caso Mark Twain).
Ed è qui che si rischia una deriva ideologica, che porta, appunto, a cancellare libri. In questa videointervista, realizzata alla Pinacoteca di Brera, a Milano, Davide Piacenza spiega a che punto è arrivato il dibattito. ( di Marco Bruna / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/politicamente-corretto-cancel-culture-davide-piacenza-scrittore-intervista/93f4e9e4-1670-11ee-8359-e19741a1a8b1