Torino, 27 mag. (askanews) – La Pinacoteca Agnelli di Torino cambia pelle e inaugura un nuovo corso, che abbraccia più intensamente il contemporaneo, senza rinunciare a valorizzare e a mettere in movimento la propria collezione. Un percorso che si muove lungo tre filoni progettuali, a partire, come ci ha spiegato la direttrice del museo Sarah Cosulich, da piccole mostre costruite intorno a un’opera della Pinacoteca stessa.
"Nei prossimi anni – ha spiegato ad askanews – partiremo ogni volta da un’opera della collezione per creare dei piccoli progetti espositivi nei quali apriamo la collezione e la valorizziamo, nelle sue presenze, ma anche nelle su assenze. Questa volta a Pablo Picasso, con la collaborazione con la Beyeler Foundation: un’occasione per parlare di Dora Maar".
Il secondo filone, forse quello di maggiore impatto complessivo, riguarda la Pista 500, il circuito sul tetto del Lingotto che Fiat ha trasformato in un giardino pensile su Torino e che ora ospiterà sculture e installazioni di artisti internazionali.
"Per la prima volta – ha aggiunto la direttrice – la Pinacoteca acquisisce lo spazio della Pista, si apre all’esterno. E la pista sul tetto del Lingotto è questo spazio mitico, meraviglioso, che ci permette di parlare del luogo, perché l’identità della pinacoteca e la sua progettualità nascono qui".
Terzo aspetto del rinnovamento della Pinacoteca Agnelli sono le mostre più contemporanee, che si aprono con un’esposizione dedicata all’artista svizzera Sylvie Fleury, la più importante che sia stata finora realizzata nel nostro Paese: "Turn Me On", co-curata da Lucrezia Calabrò Visconti.
"E’ un percorso immersivo – ci ha spiegato – all’interno della sua pratica, quindi ci sono tutte le tematiche che lei ha trattato e tutti i diversi media che ha utilizzato nel corso degli ultimi 30 anni della sua carriera".
La mostra è accattivante, ma profonda: sotto la vistosa apparenza del pop si sentono emergere inquietudini e questioni che sono le domande del nostro tempo e che danno alla mostra una dimensione di rilevanza tutt’altro che banale.
"Una cosa che ci interessava moltissimo del lavoro di Sylvie Fleury – ha aggiunto Lucrezia calabro Visconti – è proprio il suo rapporto con la storia dell’arte e il fatto che, nell’arco della sua carriera, ha lavorato su opere fondamentali dell’arte contemporanea canonica, cercando di mettere in discussione quelle che sono le dinamiche di potere che stanno dietro queste opere. Perciò attraverso questa mostra si può avere uno sguardo diverso anche sulla storia dell’arte contemporanea".
Attraversando le sale è così più facile capire cosa intendesse l’artista definendosi una "femminista punk sotto mentite spoglie", ed è interessante pensare che questo tipo di atteggiamento artistico trovi ampio spazio all’interno di un museo che ha scelto di cambiare la propria postura.
"E’ una pinacoteca sicuramente più contemporanea – ha concluso Sara Cosulich – però è anche una pinacoteca che non dimentica il suo patrimonio e il suo fulcro". E da qui parte per innescare, dentro e fuori, energie nuove.
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