Roma, 24 feb. (askanews) – In Italia colpisce più di un milione di persone. E si stima che ogni anno si verifichino circa 63mila nuovi casi: è la degenerazione maculare legata all’età. Una patologia altamente invalidante per la perdita di autonomia della persona, prevalentemente anziana, anche sotto il profilo psicologico.
Spiega ad Askanews Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica italiana-SOI: "La degenerazione maculare senile è una situazione patologica che riduce drammaticamente la vista: i pazienti nella maggior parte dei casi non sono più in grado, ad esempio, di poter identificare i numeri di un estratto conto bancario. Colpisce prevalentemente le persone sopra i 65 anni, tanto che sopra i 70 anni maculopatie iniziali o anche più gravi, interessano circa il 30% della popolazione: quindi stiamo parlando di un problema sociale, importante, e soprattutto che cresce col passare degli anni.
"Chi viene colpito da questa vera e propria sventura vive anche psicologicamente la situazione in un modo estremamente penalizzante e direi quasi disperante.
Fino a 10 anni fa non avevamo nessuna terapia efficace oggi esistono le terapie intravitreali per la cura della maculopatia che hanno un’efficacia importante
solo se possono essere distribuite in modo costante, adeguato. da questo punto di vista noi abbiamo purtroppo un atavico problema organizzativo: riusciamo a soddisfare in pienezza solo il 10% delle persone che hanno bisogno questa cura. Ad esempio Francia Inghilterra e Germania che sono nazioni equivalenti sia per numero di pazienti che per capacità di cura riescono ad erogare un numero di terapie 10 volte superiore rispetto a quello che succede in Italia".
In questa situazione, evidenzia lo specialista, c’è un’attenzione ossessiva da parte dei pazienti nel ricercare soluzioni o terapie, che spesso vengono prospettate via media o sul web. E cita il caso di una procedura recentemente pubblicizzata per la quale sta ricevendo richieste da decine di pazienti:
"Una soluzione – spiega – con un micro-microscopio galileiano che si introduce nell’occhio, sostenendo che queste nuove opportunità, teoricamente nuove opportunità, sono in grado di superare le problematiche della maculopatia e soprattutto delle maculopatie gravi, quindi delle persone maggiormente penalizzate nella vista. Poi si va ad approfondire e si vede che questo tipo di metodologia è noto da 15 anni, inoltre si scopre che questi impianti vengono effettuati al di fuori dei trials approvativi e quindi è ovvio che la situazione si complica un po’.
"Insomma dare informazioni su attività non ancora approvate, quindi non ancora ovviamente disponibili per i pazienti e ovviamente che in ogni caso non sono assolutamente in grado di ottemperare alle esigenze dei pazienti con maculopatia. Chi ne soffre vuole fermare la maculopatia e al limite cercare di recuperare della vista: è ovvio che queste situazioni non sono assolutamente in grado".
Di qui l’esortazione del presidente SOI: "Bisogna essere molto più precisi e soprattutto utilizzare un linguaggio che sia adatto a quelle che sono poi le persone di riferimento di queste informazioni perché per queste persone un’informazione del genere è in grado di sconvolgere la vita sono persone, torno a ripetere, disposte a tutto".
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