Perché per l’Australia star del tennis Djokovic è una vera sfida

di solobuonumore

Perché per l’Australia star del tennis Djokovic è una vera sfida

Melbourne, 11 gen. (askanews) – Lui è il miglior tennista al mondo, che ha trascorso quattro giorni in uno squallido hotel di detenzione per immigrati di Melbourne. Lei è l’Australia, un Paese fondato su forti principi democratici, ma anche fortemente colpito dal Covid 19 e da successivi lockdown.

Quindi non sorprende se i funzionari dell’immigrazione hanno respinto l’esenzione medica dall’obbligo di vaccinazione COVID-19 della star del tennis ormai ribattezzata "Novax" Djokovic.

Il serbo Novak è insomma un grosso problema per Canberra, soprattutto dopo che un giudice ha ritenuto che le forze di frontiera avrebbero dovuto concedere a Djokovic più tempo per mettere in ordine i suoi documenti prima di procedere con il colloquio che ha portato all’annullamento del suo visto. "La decisione era irragionevole", ha detto la corte scatenando l’entusiasmo dei fan di Djokovic. Ora il ministro australiano dell’immigrazione Alex Hawke potrebbe intervenire, ma esercitando un potere personale di fronte alla platea internazionale del grande sport.

Ma non è solo Grande Slam. Djokovic è entrato e vuol restare a giocarsi l’ennesimo torneo in un Paese dove il primo ministro Scott Morrison è stato criticato per aver allentato alcune restrizioni sul virus. E Melbourne è stata una delle città più chiuse al mondo: i suoi residenti hanno trascorso 256 giorni sotto rigide restrizioni, durante varie ondate di COVID-19. E quindi sono poco inclini a eccezioni per il numero 1 del mondo del tennis, testa di serie all’Australian Tennis Open che inizierà il 17 gennaio.

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