Omicidio di Bolzano, l’ennesima confessione di Benno Neumair. L’istruttore di fitness di 30 anni ha consegnato tra le mani degli inquirenti ulteriori parole messe agli atti. La sua versione tira in allo il difficile rapporto intessuto con i genitori, Peter e Laura, trovati morti dopo la scomparsa avvenuta lo scorso 4 gennaio. Una tragedia che ha visto l’arresto del ragazzo il 29 gennaio, come unico indagato e imputato per il duplice omicidio. Si continua a indagare sul caso della morte della coppia di coniugi, tragedia che ha riempito le pagine della cronaca italiana più nera. La trasmissione ‘Quarto Grado’ ha riportato alcuni stralci dei verbali desecretati nei giorni scorsi dalla Procura di Bolzano in cui Benno ammette le sue responsabilità: “Papà mi rinfacciava che non valessi niente”. (). E ancora: “Era uscito fuori il discorso delle mie responsabilità, e mia sorella… Mi sono sentito così alle strette, così senza una via d’uscita. Io mi rifugio in camera e vengo incalzato anche se voglio stare in pace. Volevo solo il silenzio. L’ho zittito, ho preso dalla bacinella di plastica dove ho gli attrezzi la prima corda di arrampicata che ho trovato”. (). Poi una discussione avvenuta tra padre e figlio proprio quel tragico 4 gennaio: “Mio padre mi rimproverava che dovevo aiutare di più a casa. Sono andato in camera mia per non dover più discutere, come spesso accadeva. È scoppiata una discussione sui soldi: io ho sempre dato 350 euro per l’affitto ai miei genitori, già da quando sono tornato a Bolzano”. Ed esce fuori uno dei tanti motivi che conducevano spesso allo scontro: “Mio padre voleva che prendessi l’appartamento di sotto, altrimenti mi avrebbe chiesto 700 euro a partire da gennaio, ovvero un terzo dell’affitto perché siamo tre adulti. Io risposi che non era giusto”. (Continua a leggere dopo le foto). “Mio padre insisteva che dovevo uscire di casa, che mia sorella, invece, si pagava da sola un appartamento in Germania. Io mi sentivo male dentro. Eravamo in corridoio. Siamo cascati insieme per terra, non so se l’ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto, o sdraiato in corridoio. Ricordo che in quel momento è suonato il mio cellulare, probabilmente ho risposto. Poi ricordo che mi sono di nuovo agitato, sentendo il rumore del cellulare e poi, subito dopo, il rumore del chiavistello. Mi sono mosso verso la porta, è entrata la mamma, avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla”. Pubblicato il 21-03-2021 alle ore 11:01.Ultima modifica il 21-03-2021 alle ore 11:01/