Roma, 29 apr. (askanews) – Il ddl Zan è stato calendarizzato in Commissione Giustizia al Senato. Una buona notizia che si attendeva da mesi, ma la strada per l’approvazione a Palazzo Madama del disegno di legge contro l’omotransfobia, che porta il nome dell’attivista e deputato del Pd Alessandro Zan, è ancora piena di ostacoli. Primo fra tutti il presidente della Commissione, il leghista Andrea Ostellari (padovano come Zan) che ha mantenuto la delega di relatore del disegno di legge.
"Finalmente perché è una legge che è stata approvata alla Camera il 4 novembre e trasmessa al Senato il giorno dopo, abbiamo aspettato 6 mesi per vedere la calendarizzazione. Normalmente è un atto che si fa automaticamente, ma il presidente della Commissione Giustizia (Andrea Ostellari, ndr) ha tenuto questa legge nel cassetto arbitrariamente, perché la maggior parte della Commissione Giustizia la vuole discutere e votare, come anche la maggior parte del Senato. Il fatto che una persona sola decida arbitrariamente di tenere in ostaggio una legge è quantomeno una forzatura democratica", denuncia il suo promotore in un’intervista ad Askanews.
Il ddl è stato "incardinato" in Commissione Giustizia con 13 "sì" e 11 "no", Italia Viva ha rivendicato di essere stata "decisiva": "Tutti i voti sono decisivi, perché il Pd ne aveva 4, Italia Viva ne aveva 1, il M5s 5, per cui tutti i voti sono decisivi", precisa Zan.
Nello stesso giorno la Cei (Conferenza episcopale italiana) ha aperto a un "dialogo" sulla legge Zan, sentendo tuttavia il dovere di riaffermare che la famiglia è unica ed è quella costituita da un uomo e una donna: "Non c’entra nulla la famiglia, non c’entra nulla la questione dell’uomo e della donna. Questa è una legge contro i crimini d’odio, è una legge che protegge le vittime vulnerabili, che sono oggetto di violenza e istigazione all’odio per la loro soggettività, semplicemente perché esistono", replica. "L’invito che faccio sempre è quello di leggersi la legge prima di parlare, perché a volte c’è una mistificazione della realtà".
Il ddl prevede "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità", estendendo di fatto le fattispecie di reato già contenute nell’articolo 604 bis del codice penale, previsti con la legge Mancino nel 1993. Il ddl rischia ora di essere affossato con una pioggia di emendamenti?
"Il tema è: vogliamo questa legge o non la vogliamo? Se la vogliamo dobbiamo difenderla e approvarla così com’è, perché se la cambiamo il testo dovrà tornare alla Camera e questo rallenterà di molto i tempi".
Intanto sui social spopola l’hashtag "diamociunamano", che ha visto in prima fila una serie di star e artisti a sostegno del ddl Zan, tra cui Fedez. "Tramite i social" conclude Zan, "sta crescendo un’onda molto importante di impegno civile e politico dove i giovani chiedono giustizia, chiedono che le persone non siano più discriminate per la loro condizione, per la loro soggettività, per il fatto semplicemente di esistere e questo concetto dovrebbe essere accolto da chi sta nelle istituzioni, dai parlamentari per arrivare a una rapida approvazione di una legge che l’Italia non può più aspettare".
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