Questa mattina, Alessandro Impagnatiello, reo confesso e detenuto nel carcere di San Vittore, si è presentato in Tribunale con barba lunga, giaccone blu e jeans.
Non ha mai alzato lo sguardo mentre entrava nell’aula della prima Corte d’Assise. Poi, ha pianto per tutta la prima parte della udienza.
Ma, se la sorella Chiara non ha distolto lo sguardo da lui, i genitori hanno detto: “Non non ci interessa guardarlo in faccia e non abbiamo visto che piangeva”. L’imputato ha reso poi delle dichiarazioni spontanee, sempre in lacrime: “Ci sono persone a cui devo scuse, ma non saranno mai abbastanza. Quel giorno con Giulia e Thiago me ne sono andato anche io. Non chiedo che le scuse vengano accettate perché sto sentendo forte ogni giorno cosa significa perdere un figlio… chiedo che le mie scuse vengano ascoltate. Porgo scuse eterne alla famiglia di Giulia spero di non svegliarmi più al mattino”.
Mentre l’imputato pronunciava queste parole, la sorella e il papà di Giulia sono usciti.
Ancora prima dell’avvio del processo l’avvocato che rappresenta i familiari di Giulia ha voluto scandire con forza la richiesta dei parenti di una pena esemplare per l’assassino. Giovanni Cacciapuoti, legale di parte civile, ha spiegato che la famiglia auspica che la “condotta” di Impagnatiello “sia sanzionata come merita”. Tradotto, con una condanna all’ergastolo.
Di Anna Giorgi✍️