Categorie: Cronaca

Nigeriano ucciso a Fermo, beffa per l’ultrà arrestato

Amedeo Mancini, l’ultrà 39enne di Fermo arrestato per l’omicidio del profugo nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, sarebbe dovuto uscire dal carcere per essere sottoposto al provvedimento degli arresti domiciliari.

Qualcosa però è andato storto e a rivelare la beffa sono proprio i legali di Mancini, gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni: “Ci sono state notificate nei giorni scorsi le motivazioni dei due provvedimenti del tribunale di Ancona, quello del 5 e quello del 30 agosto.

Abbiamo appreso che sin da subito il tribunale aveva ritenuto Mancini meritevole degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ma non si era riusciti a trovare un solo braccialetto disponibile”. I legali hanno spiegato che un nuovo tentativo di mandare a casa Mancini era stato ripetuto dal tribunale il 30 agosto, ma anche in quell’occasione l’esito era stato negativo: “Ora abbiamo rivolto una nuova istanza al giudice di Fermo, perché riesca a procurare uno di questi apparecchi e mettere in pratica la valutazione del tribunale del riesame”.

Sulla questione paradossale del braccialetto elettronico mancante è intervenuto anche il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri: “La carenza è un problema che vogliamo risolvere al più presto. Anche in virtù della nuova legge approvata dal Governo stiamo incrementando le forme alternative di custodia. Attualmente, ne sono utilizzati duemila, tutti quelli che avevamo. È in corso una nuova gara del ministero degli Interni per ottenerne un numero molto più alto, circa diecimila. L’utilizzo improprio del carcere preventivo inizia a essere fortunatamente alle nostre spalle”.

Entrando invece nel merito degli eventi che portarono alla morte di Emmanuel i due avvocati spiegano: “Il tribunale di Ancona dà per pacifico che Mancini sia stato aggredito fisicamente con le mani e con il segnale stradale, ma gli rimprovera di non essere scappato. Noi restiamo convinti che Amedeo si sia solo legittimamente difeso.

Le motivazioni, comunque, tolgono definitivamente di mezzo le odiose bugie che circolavano i primi giorni”. Sulla vicenda è intervenuto anche il senatore del Pd, Luigi Manconi: “La ricostruzione dei fatti va verificata e, nello specifico, non sono in grado di stabilire un ruolo attivo, violento o offensivo di Mancini. Fatta questa premessa, devo dire che sono favorevole al braccialetto elettronico, anche se quest’uomo risultasse responsabile di determinati reati. Quella delle mancata disponibilità, è davvero paradossale. Purtroppo, in Italia c’è un numero ridicolo di braccialetti elettronici che non permette a tutti di usufruire di questa misura cautelare che ritengo ragionevole”.

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