La solitudine, la malinconia di un passato che non potrà ritornare, il quartiere che cambia ma rimane sempre lo stesso: “Giù” di Neima Ezza è l’evoluzione 2.0 del rapper italiano di origini marocchine, membro della Seven700. Una delle penne più sensibili della nuova generazione, in un racconto che nasce in uno dei momenti più difficili per lui: l’isolamento dovuto agli arresti domiciliari: “Giù nasce nel periodo in cui stavo a casa, mentre ero da solo con me stesso. Nessun fonico, nessun beatmaker, solo io. Per questo ha preso il nome “Giù”, perché stando tanto con me stesso ho riflettuto molto su come mi sentivo emotivamente e mi sono dato una risposta. Penso che la felicità sia anche tanto sopravvalutata”. Dalla natura malinconica del progetto, al quartiere che sembra stia rispondendo agli stimoli della musica, anche se Amine Ezzaroui, vero nome di Neima Ezza, è un po’ diffidente: “Il quartiere è sempre lo stesso, le persone sono sempre le stesso, chi nasce lì è ancora lì. Diciamo che la musica ha spronato tanti ragazzini a darsi da fare: tutti hanno un obiettivo. C’è chi vuole fare il videomaker, chi il beatmaker, chi il fonico, non per forza il rapper. La musica ha dato una minima possibilità a un quartiere che stava andando troppo nel degrado. La gente sta aprendo delle attività, Don Claudio Burgio sta aprendo un centro sportivo, quindi sta andando tutto per il meglio”. L’intervista a Neima Ezza qui.
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